L'addio di Ranieri, lo Scudetto con la Roma e la finale dei Mondiali: parla Totti

Francesco Totti
Francesco Totti / Stefania D'Alessandro/GettyImages
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Tra gli ospiti di Fabio Fazio per la puntata di ieri di Che Tempo Che Fa c'era anche Francesco Totti. L'ex capitano della Roma ha ripercorso le tappe salienti della sua leggendaria avventura in giallorosso, ma si è soffermato anche su temi attuali, come l'addio di Claudio Ranieri a fine stagione e l'avvincente lotta per lo Scudetto tra Inter e Napoli. Ecco le sue parole.

Riesci a camminare tranquillo a Roma?
"È impossibile ancora, speravo che una volta smesso... invece niente. Se è finita con la carriera? Sì assolutamente, ora giro il mondo. Se aiuto a casa mia moglie? Sì, io faccio la spesa e metto a posto la roba quando torno a casa. Comunque o giro il mondo o faccio la spesa, eh. Io sono una persona normale come tutte le altre".

Una carriera dedicata alla Roma:
"I goal? Li ho rivisti tante volte. Ho coronato il mio sogno, la cosa più bella, ovvero di stare alla Roma per sempre. Sono nato con la Roma e morirò con la Roma. Questa è la mia frase che mi porterò sempre dentro. Mi manca tanto giocare, oggi gioco a calciotto, ho accorciato il campo. La passione non si spegnerà mai".

Sull'esordio da raccattapalle:
"Mi sono fatto i soldi al Flaminio perché quando un giocatore avversario andava a calciare un angolo gli tiravano i gettoni. Io li raccoglievo e una ventina di mila lire me le facevo tranquillamente a ogni partita. Io poi cominciai alla Lodigiani, un giorno il presidente chiamò i miei genitori e gli disse che avevo due opzioni: Roma o Lazio. Mio fratello diede i calci sotto il tavolo a mia madre che ovviamente scelse Roma".

Sullo Scudetto del 2001:
"È una data che non posso dimenticare, quella dello scudetto. Andai in giro per Roma con il casco integrale per godermi la festa. Una sudata... Ma a Roma si festeggiò per tanti giorni quella vittoria, anzi a dire la verità ancora si festeggia".

Ranieri andrà via? Perché non hai fatto l'allenatore?
"Penso di sì anche se speravo che rimanesse. Avrà le sue ragioni, ma ha fatto quello che doveva fare. Io allenatore? Mai, non ce la faccio. Caratterialmente sono troppo istintivo e rosicone, pure permaloso. L'allenatore non deve essere rosicone anche perché sei uno contro trenta e dopo una settimana o mandano via loro o vado via io. E conosco la materia, fidati. Se con me era facile fare l'allenatore? Mica tanto... Con Spalletti mi sono trovato bene, gli ultimi anni sono stati burrascosi. Mi è dispiaciuto solo il modo. Ma alla fine abbiamo fatto pace e sono stato molto contento. I migliori? Boskov, Mazzone e Zeman".

Sul cucchiaio:
"Il gesto era bello. Se ci pensavo? No, è istinto. Il genio non pensa, al massimo riguarda".

Sulla finale dei Mondiali:
"La notte prima giocai a carte con Gattuso fino alle 6 di mattina, sembravamo due matti. Chi vinse? Diciamo che avevamo pareggiato. I francesi avevano dormito? Beh, visto che è andata hanno fatto bene, no?".

Chi vince il campionato?
"Lo so, ma non lo dico perché loro sono molto scaramantici. Certo però che ormai bisogna essere realisti...".


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