Il rientro in campo, una Juve da Scudetto e l'invito a Neymar: parla Bremer

Gleison Bremer
Gleison Bremer / Nicolò Campo/GettyImages
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Il peggio è passato e adesso Gleison Bremer non vede l'ora di tornare a essere il totem difensivo della Juventus. Il brasiliano si è messo alle spalle il brutto infortunio al ginocchio e nella prima amichevole contro la Reggiana è stato schierato dal primo minuto. Intervistato da La Gazzetta dello Sport, Bremer ha ripercorso i momenti più complicati della convalescenza, dicendo la sua anche sul cambio in panchina con l'arrivo di Tudor e parlando anche di alcuni suoi compagni di squadra.

Bremer, qual è stato il momento più duro nei dieci mesi senza pallone?
"Il peggio è stato l’inizio, quando il chirurgo mi ha detto che sarei dovuto stare fermo nove mesi e non sei/sette come capita solitamente a chi si rompe il crociato. Il mio purtroppo non è stato un crociato normale, ma ora sto bene e guardo avanti. Tornerò ai miei livelli".

Come si è trovato al rientro in campo 304 giorni dopo il grave infortunio?
"Ho provato una sensazione bellissima dopo tanti mesi di lavoro e sacrificio, mi sono sentito a mio agio. Ovviamente mi manca ancora qualcosa a livello fisico, però sono sulla strada giusta. Ai primi contrasti ho avvertito un po’ di paura, ma credo sia normale, poi è andato tutto in automatico: quando non ci pensi, va meglio. Adesso il mio obiettivo è giocare le prossime tre amichevoli per raggiungere la condizione migliore".

Il nuovo Bremer sarà più forte anche di quello che giganteggiava in difesa prima dell’intervento?
"Sì, perché quando stai fuori tanti mesi inizi a guardare le cose da un punto di vista diverso, non soltanto come calciatore. Il nuovo Bremer sarà più cattivo e in campo sarà sempre al cento per cento".

Chi deve ringraziare maggiormente?
"Tutta la Juventus, lo staff medico, il mio fisioterapista personale, mia moglie e la mia famiglia. Sono stati mesi duri a livello mentale. Mi sono confrontato anche con Chiellini, che ha avuto un infortunio come il mio pochi anni fa. Ho sempre parlato tanto con Giorgio, anche quando non era ancora un nostro dirigente, e adesso averlo qui vicino penso sia importante non soltanto per me ma per tutta la squadra".

Aveva lasciato la Juventus imbattuta e con Thiago Motta in panchina e l’ha ritrovata con Tudor e una nuova dirigenza: che idea si è fatto di questi dieci mesi?
"Da fuori ho visto che mancavano dei leader dopo i tanti cambiamenti e con il mio infortunio abbiamo perso altre certezze, sono stati momenti difficili ma la squadra è cresciuta: queste esperienze migliorano. Quest’anno sarà diverso, il gruppo sta bene mentalmente e poi vedremo cosa porterà il mercato nelle prossime settimane. Stiamo costruendo un progetto e una Juventus solida, dobbiamo tornare a lottare per vincere".

Tudor durante il Mondiale per Club ha detto che a questa Juventus bastano tre pezzi importanti per competere al massimo: concorda?
"Sì, ma dipende anche da chi compri: siamo una buona squadra e se arrivano giocatori forti possiamo lottare con le prime".

Che duello si immagina per lo scudetto?
"Una lotta tra le solite quattro: il Napoli parte favorito perché ha conquistato l’ultimo scudetto e si è rinforzato sul mercato, l’Inter resta una buonissima squadra. E poi c’è il Milan, che ha Allegri e solo il campionato. E ovviamente c’è anche la Juventus".

Perché è ottimista sulla Juventus?
"Sono convinto che torneremo a primeggiare in tempi rapidi, lo pensiamo tutti e vi dico anche il perché: Yildiz è un altro rispetto all’anno scorso, è migliorato tanto ed è un giocatore differente. E Gatti è diventato un leader. Le basi sono buone".

L’ex difensore bianconero Julio Cesar ha detto che Yildiz sarebbe da Seleçao...
"Ha ragione, il dribbling e le movenze di Yildiz sono da giocatore brasiliano. Sì, Kenan è un po’ il nostro Lamine Yamal, noi tutti in squadra dobbiamo metterlo nelle condizioni di esprimersi al meglio".

Come è stato l’impatto con Tudor?
"Parliamo di un tecnico che ha indossato questa maglia e sa cosa vuol dire giocare nella Juventus. Mi sta trasmettendo serenità, mi ripete di non forzare più del dovuto che in ogni caso tornerò al mio livello. Tudor ha uno stile simile a quello di Gasperini e di Juric, con cui ho lavorato in passato e quindi so che sono adatto al suo calcio. Alla Juventus bisogna vincere e noi vogliamo tornare a trionfare, poi come sempre i bilanci si fanno alla fine".

Dopo Modric al Milan e De Bruyne al Napoli, consiglierebbe a Neymar una “last dance” alla Juventus?
"Certo. Sarebbe bello avere uno come Ney qui alla Juve".

Su Douglas Luiz:
"Douglas ha fatto la sua scelta, l’importante è che sia tornato e abbia chiesto scusa alla società, all’allenatore e a noi compagni. Adesso è qui e sta lavorando bene".

Su Vlahovic:
"Dusan è un ragazzo positivo e si pone sempre obiettivi molto alti. Sinceramente spero che alla fine Vlahovic resti qui per darci una mano. Sono scelte personali. La decisione sarà la sua, io spero soltanto sia la migliore per la Juventus e per lui".

Su David e Kolo Muani:
"Jonathan mi ha fatto una bella impressione, è una punta tecnica e sono convinto che ci aiuterà molto. Quando a gennaio è arrivato Kolo Muani, io ero infortunato: è un ragazzo per bene, è forte. Speriamo tutti che torni alla Juventus".

Esiste un centravanti che le rovina il sonno alla vigilia?
"Ne ho affrontati tanti di bravi tra campionato e Champions, ma il più tosto è Osimhen".

Che Juventus vedremo quest’anno in Europa?
"Dobbiamo fare meglio dello scorso anno e arrivare più avanti possibile".

Su Ancelotti:
"È un allenatore italiano, conosce la Serie A: tornare nella Seleçao sarà la conseguenza della mia crescita con la Juve. Andare al Mondiale negli Usa con il Brasile non è un sogno, è un obiettivo".


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