Il primo tempo horror e il cambio tattico: cosa lascia a Spalletti la gara col Pafos?

Juventus
Juventus / Daniele Badolato - Juventus FC/GettyImages
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Tre punti fondamentali per il cammino in Champions League, ma una prestazione che lascia ancora perplessi. Luciano Spalletti non può dirsi completamente soddisfatto per quanto fatto dalla sua Juventus ieri sera contro il Pafos. Certo, il 2-0 firmato McKennie e David rende visibile all'orizzonte il traguardo playoff, ma allo stesso tempo riporta a galla un problema atavico mostrato dai bianconeri in questa stagione: l'approccio alla gara.

Le difficoltà iniziali

Proprio come avvenuto lo scorso weekend al Maradona contro il Napoli, l'avvio della Juve ha ampiamente lasciato a desiderare. Il palleggio era prolungato ma sterile e il Pafos - una squadra organizzata, sì, ma tutto sommato modesta - ha rischiato di portarsi in vantaggio in almeno tre occasioni. I fischi dello Stadium sono stati dunque il meritato responso di una squadra che ha sottovalutato l'avversario e che non riusciva a trovare la chiave di volta per bucarne la difesa.

La svolta tattica

Spalletti avrà sicuramente strigliato i suoi nello spogliatoio, ma la vera svolta è arrivata grazie a due sostituzioni: la prima, Conceiçao al posto di Zhegrova, è stata di matrice prettamente fisica, visto che il kosovaro ha confermato di non essere ancora in condizione; la seconda è invece di natura tattica, con Openda che ha rilevato Locatelli e la Juve che di lì in poi si è schierata con un 4-2-3-1.

I risvolti futuri

Come ha ammesso lo stesso Spalletti nelle interviste post-partita, questa non potrà essere la sua Juve finché non avrà un centrale di piede destro (Bremer) che gli consentirà di impiegare un terzino più difensivo (Kalulu). La difesa a quattro sembra quindi essere la naturale evoluzione di una Vecchia Signora che, con l'attuale assetto, continua a sbagliare l'approccio alle partite, risultando troppo prevedibile.


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