Il non luogo a procedere e la difesa del colpo Vlahovic: Arrivabene torna a parlare

La recente conclusione del processo penale connesso all'inchiesta Prisma ha visto il "non luogo a procedere" nei confronti dell'ex AD bianconero Maurizio Arrivabene, lo stesso Arrivabene è tornato a parlare e lo ha fatto a Tuttosport, soffermandosi sul proprio passato alla Juventus e - ovviamente - agli ultimi risvolti giudiziari che ne hanno certificato l'innocenza. Queste le sue parole:
Non luogo a procedere: "La fine di un incubo. Il riconoscimento della verità. Però non cancella quella sensazione provata ai tempi della condanna sportiva. La mattina dopo il processo, mia figlia tornava dall’estero, atterrata in Italia mi ha trovato sulle prime pagine di tutti i giornali, con la notizia della squalifica data come fosse la condanna di un criminale. MI ha telefonato, scossa, e mi ha chiesto: “Papà, ma cosa è successo?”. E io non sapevo neanche come spiegargli la vicenda. Ecco, quella sensazione lì è stata brutta. Trattato come un criminale" .
Il patteggiamento di Agnelli: "Vorrei sottolineare quanto detto da Andrea Agnelli dopo il patteggiamento, che non è un’ammissione di colpa. Così come le dimissioni del Consiglio di Amministrazione: all’epoca ci dimettemmo per consentire alla società di difendersi meglio e con più agilità, non perché ammettevamo di essere colpevoli. Non tutti l’hanno capito all’epoca".
Se segue la Juve: "Per qualche mese no, poi sì. Resto in contatto con molti giocatori, con Vlahovic, per esempio, ci mandiamo sempre dei messaggi. È un bravo ragazzo".
Su Vlahovic: "Pentito di averlo preso? Mai. L’abbiamo preso in un momento in cui aveva segnato una valanga di gol. Non può essere scarso, non è scarso. Davvero! E i gol li ha sempre fatti. Forse ha pagato il fatto che la Fiorentina giocava per lui e la Juventus non ha mai potuto giocare per lui. Forse adesso se n’è accorto e ha cambiato un po’, mi sembra che giochi più sereno, più leggero. E sta andando bene. Quando ha fatto quel cross, contro il Borussia, quello per il gol di Kelly, sembrava dicesse: così vanno messe le palle in mezzo".
I rimpianti: "Vedere con un’altra maglia molti dei nostri gioiellini della Next Gen. Soulé, per esempio, che sta facendo benissimo a Roma, che peccato non averlo tenuto. E anche Fagioli. C’erano tanti talenti, tra l’altro in un momento in cui i talenti sono pochi. Mi rimane il ricordo di un discorso di Rui Costa, dirigente del Benfica, al pranzo Uefa prima della partita di Lisbona. Diceva che i bambini vanno lasciati liberi di giocare, nei prati, nei parchi, senza allenatori, senza vincoli tattici. Solo così nascono e si coltivano i talenti. Invece, da noi ci sono allenatori fin dalle elementari".
Se apprezza Tudor: "Sì, mi piace. Ma non fatemi parlare di tattica. Io sono un tifoso, io voglio che gli attaccanti la buttino dentro e i difensori salvino i gol. Del resto lascia parlare gli altri, ce ne sono tanti più intelligenti di me".
Allegri allo Stadium: "Nessun effetto particolare. Non siamo più nel calcio in cui queste cose non accadevano, no? Voglio dire: si cambia maglia, si va e si torna. È un mondo di professionisti".
Problemi del sistema calcio: "Credo che il problema del calcio è che parla solo con se stesso. È un po’ autoreferenziale. Se penso ad altri modelli vedo maggiore apertura verso l’esterno. Il calcio, quello italiano in particolare, parla solo con se stesso. Non è salutare".
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