Il mancato approdo al Milan, l'inchiesta Prisma e Spalletti alla Juve: parla Paratici

Leeds United v Tottenham Hotspur - Premier League
Leeds United v Tottenham Hotspur - Premier League / Chris Brunskill/GettyImages
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Fabio Paratici, attuale DS del Tottenham da tempo lontano dalla Serie A, è tornato a parlare e lo ha fatto ai microfoni di Sky Sport. Il dirigente degli Spurs si è soffermato sulle note vicende giudiziarie che lo hanno riguardato, attinenti all'inchiesta sulle plusvalenze della Juventus, e non ha mancato di riferirsi al presente dello stesso club bianconero. Paratici non si è nascosto neanche parlando del possibile approdo al Milan, vicino a verificarsi ma poi chiuso con un nulla di fatto. Queste le sue parole:

Vicenda giudiziaria: "Per il mio carattere, quando ho affrontato questa situazione avevo vergogna di difendermi. Perché ci si difende quando si fa qualcosa di male: io dentro di me ho sempre sentito che non avevo fatto nulla. Ho vissuto per 11 anni pensando 24 ore al giorno alla Juventus e a come fare il meglio possibile, in termini sportivi e di relazioni. Quindi addirittura percepivo quasi la vergogna di dover dire che non avevo fatto nulla di male".

Ancora sul caso: "È stata una vicenda molto lunga. All’inizio ti senti spaesato, non capisci cosa sta succedendo perché non sei abituato: ti devi confrontare con argomenti mai affrontanti, con situazioni che non avresti mai pensato di dover affrontare. Alla fine, ti senti quasi migliorato come persona. Come dirigente hai l’opportunità di conoscere una vita che non conoscevi: ho visto giocare i miei figli, ho rinfrescato la mente studiando ancora meglio i settori giovanili. Nessuno ha mai spiegato che la Juventus, io e le persone coinvolte siamo stati condannati non per la valutazione ‘artificiale’ o distorta dei calciatori, ma per un principio contabile che non è mai stato utilizzato prima. E neanche dopo" riporta Tuttosport.

Il tema delle plusvalenze: "Se esistono dei range per valutare un giocatore? Certo, un range logico ci deve essere per gli operatori di mercato. Ma poi si entra in una situazione di soggettività assoluta. Commenti e reazioni? Più che deluso, all’inizio sono stato sorpreso dal fatto che le persone che facevano il mio stesso lavoro commentassero le vicende senza sapere o sapendo poco o nulla. Quando non sei dentro, i commenti gratuiti sono sgradevoli: io non mi sarei mai permesso di farli. Io vivo la mia vita, vado avanti per la mia strada: la gente che lavora con me sa che sono una persona molto diretta, passionale ma anche molto leale".

Passaggio al Milan: "Se ha pesato la squalifica e il timore di una tempesta mediatica? Questo non lo so nemmeno io! Diciamo che siamo stati molto vicini. Se non si è concluso matrimonio non sto qui a chiedermi perché. Se sono diventato diplomatico? No, non sono diplomatico purtroppo. E non miglioro in questo! Però è una grande verità: non posso stare a chiedermi il perché, dopo tutto quello che ho passato, se questo ha influito nelle decisioni di un club”.

Il presente al Tottenham: "Se mi sento a casa? Sì loro mi hanno fatto veramente sentire a casa. Sono arrivato a giugno 2021, poi a novembre c’è stata questa vicenda molto, molto forte. E non è facile: sei in un posto in cui ti conoscono parzialmente, hai paura che ti giudichino in modo diverso. E invece qui non mi hanno mai giudicato ma sempre sopportato e aiutato. Non c’è mai stato un momento in cui abbia sentito dubbi su di me. Sono rimasto da consulente per rispetto di questo club che non aveva nulla a che fare con quanto successo. Alla fine della squalifica, ho ripreso il mio lavoro. Devo ringraziare tutti".

Le finali perse: "Le ricordo veramente come un dolore fisico ancora adesso. Quando vinci, ti sembra tutto quasi normale. Penso alla Juve: il ripeterci per 9 anni di fila è difficile. Se fai 365 per 9 è un calcolo pazzesco: vuol dire che più o meno per 3500 giorni siamo stati primi in classifica. Per farlo, devi partire il lunedì a lavorare con una mentalità da vincente. Questa è stata una cosa incredibile che la gente che ha lavorato alla Juventus ha fatto. E che difficilmente sarà ripetibile".

Crescita della Serie A: "Come si può migliorare il prodotto del calcio italiano? In Italia come prima cosa bisogna lavorare sulle infrastrutture: gli stadi e i centri sportivi sono fondamentali. Partiamo da questo e poi vediamo cosa succede".

Sulla Juve: "Per quale motivo la squadra non è riuscita a risollevarsi? Questa è una domanda che quando veniva fatta ai miei colleghi e io ero alla Juventus mi faceva arrabbiare, se rispondevano: come potevano loro rispondere a una domanda del genere se a volte nemmeno io sapevo quale fosse il problema? Io non mi sono mai permesso di dire a chi lavorava di dare consigli. Mi sentivo come sbagliato".

Spalletti per Tudor: "Intanto voglio chiarire che sono molto legato a Igor Tudor. Mi spiace moltissimo, perché ha meritato questa chance dopo tante esperienze dure e sono dispiaciuto per come sia finita. Per lui e la Juventus. Luciano è un grandissimo allenatore, non devo essere io a dirlo. Gli auguro tutto il successo possibile".

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