Il DNA Milan, gli arrivi di Tare e Allegri e l'organizzazione rossonera: parla Ibrahimovic

Zlatan Ibrahimovic
Zlatan Ibrahimovic / SOPA Images/GettyImages
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Zlatan Ibrahimovic è stato intervistato da La Gazzetta dello Sport e ha parlato del suo nuovo ruolo all'interno del Milan, dell'importanza dell'arrivo di Tare e della presenza di Max Allegri nello spogliatoio rossonero. Lo svedese, ora consulente di RedBird, ha parlato del DNA milanista e dell'obiettivo di riportare il club sul tetto d'Europa. Queste le sue parole:

"La società ha aggiunto quello che mancava, adesso c'è una figura che sta sempre a contatto con giocatori e allenatore, è Igli Tare e lo fa bene. Io vengo qui a Casa Milan, a volte vado a Milanello. Parlo tutti i giorni con Furlani e con Gerry Cardinale che è molto coinvolto, studiamo cosa serve per migliorare il Milan, facciamo delle strategie, alla fine decide Gerry, però si fida molto di chi è in società. Poi sono coinvolto anche nella parte corporate e nell'area entertainment di RedBird. Sono una persona che, se non conosce una cosa, sta zitta, guarda e impara. Certo in altre aree ho più esperienza e parlo di più, o molto di più".

"Il DNA del Milan è vincere, soprattutto in Europa, e là dobbiamo tornare. Nessuno vuole cambiare il Milan, la sua cultura o la sua tradizione. Anche perché le do una regola: nessuno cambia il Milan, è il Milan che cambia te. A Milanello senti profumo di vittoria, dopo che sei stato lì non resti lo stesso calciatore. A Milanello, dal cuoco al giardiniere tutti fanno in modo che Allegri e la squadra possano esprimersi al meglio".

"C'è un allenatore, se posso aiutare senza disturbarlo lo faccio. Ma non vai sopra l'allenatore, lo metti solo in difficoltà. Io posso essere più amico di lui dei giocatori, ma sono sempre Ibra con l'esperienza di Ibra. Prima avevo solo una modalità strong, col tempo ho imparato che per entrare nella testa dei giocatori a volte devi essere più soft. E devi insistere. A Torino ero nello spogliatoio, erano tutti arrabbiati, tutti, Allegri, perché si poteva vincere. E anche Leao che aveva sbagliato due gol. Ricordiamoci che durante la preparazione era il migliore, poi è stato fuori due mesi, ora deve tornare in forma. Chiaro che ci aspettiamo la magia, perché Leao è magia. Chiaroche parleremo sempre di lui perché è uno dei giocatori più forti al mondo e non lo dico per marketing, ma perché ho giocato a calcio. L'ho visto ragazzino, adesso ha due figli: è un percorso. Dicono che ha già 26 anni, ma io sono diventato maturo a 28 anni. E comunque quando abbiamo vinto lo Scudetto posso dire che lo ha vinto da solo".

"Con Modric siamo diversi, lui è leader in campo, fuori si prende poco spazio, ma ha portato l'esperienza che mancava. Anche se non avesse giocato da 'wow' solostandogli vicino ti avrebbe dato qualcosa. In campo gli abbiamo detto 'entra e fai tu'. Non sono stupido delle sue prestazioni, lui gioca così da vent'anni. Molti restano al top due anni poi non li vedi più. Altri stanno in alto per vent'anni e sono i veri campioni anche se non vincono il Pallone d'Oro: uno ce l'hai di fronte".


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