Igor Tudor raccontato da Maurizio Setti (suo ex presidente al Verona)

La trasferta del Bentegodi di domani non sarà una sfida come tutte le altre per Igor Tudor. L'attuale allenatore della Juventus ritrova il suo passato: sulla panchina del Verona ha passato quasi una stagione, scrivendo un pezzo di storia del club. Alla salvezza a fine stagione infatti si è aggiunto anche il record di reti realizzate in Serie A della squadra veronese (presa in mano dopo le prime tre giornate di Di Francesco, con appena tre gol all'attivo). Proprio in vista del match di domani pomeriggio, ai microfoni di Tuttosport l'ex presidente veronese Maurizio Setti ha raccontato Igor Tudor: dal rapporto costruito in quel periodo al rapporto con la squadra fino ad alcune scelte da uomo di spessore.
"Di Tudor avrò sempre un ricordo speciale. Partiamo dal presupposto che lui è un uomo sereno, vive la vita meglio rispetto ad altri allenatori che ho avuto. A fine anno, quando ci siamo trovati e gli ho spiegato che avrei dovuto cedere i big, lui aveva già il contratto automaticamente rinnovato dopo la salvezza. Gli sconsigliai di restare qui, perché non sapevo quanti giocatori sarei stato costretto a cedere. Lui mi ha guardato e mi ha abbracciato, strappando il contratto e rinunciando ai soldi. Non lo dimentico. Dopo un mese lo chiama il Marsiglia e gli scrivo: 'Dio vede e provvede, la vita ti sta portando in Champions League'. Tudor è un uomo di spessore, una persona rara da trovare nel mondo del calcio":
"Tudor venne a casa mia prima che prendessi Di Francesco, ma non era convinto di sostituire Juric. Ivan aveva fatto molto bene a Verona e lui temeva di bruciarsi. Così scelsi Di Francesco, ma già il giorno dopo non ero convinto. Mi lasciava perplesso il suo staff, c'erano delle divisioni all'interno del suo gruppo. Non era convinto, insomma. Appena ho visto come stavano andando le cose in tre partite ho richiamato Tudor, e a quel punto lui aveva più voglia ed era convinto, ha accettato subito".
"Lui con i calciatori non è assolutamente intransigente. Anzi, sostiene tutti e sbraita raramente. Per esempio Juric e Mandorlini si anfiammavano molto più facilmente, Igor è più riflessivo. A differenza di altri, sa contare fino a dieci prima di parlare. Non è una cosa da poco. Mi stupiva nella gestione della settimana. Rispetto ad altri cercava a volte di far rallentare i ritmi. Non era ossessionato, aveva capito che la squadra rendeva e lasciava il guinzaglio lungo, non era un martello. D'Amico (il direttore sportivo, ndr) a volte sperava che la squadra lavorasse di più, era abituato con Juric. Però poi in campo quel Verona ha fatto cose pazzesche, ha avuto ragione Tudor nella gestione, per questo penso sia l'allenatore ideale per una grande squadra".
"Ho avuto intuito e fortuna in questi anni con gli allenatori, penso che Tudor non abbia ancora finito di crescere, ma la Juve è il suo ambiente, farà grandi cose. Lo apprezzo perché sa sdrammatizzare: un po' di cazzeggio, a volte, ti fa vedere la realtà in maniera più serena. Mi parlava della Croazia, dei suoi viaggi e del cibo. Aveva una profonda cultura del riposo ed era distaccato dai soldi. Dava importanza alla qualità della vita sua e dei suoi giocatori".
"Stimo Tudor anche perché non è un ruffiano. Ha un rapporto moderato con i tifosi, ma non cerca per forza il consenso della gente, ha una sua linea e va dritto per la sua strada. Gli auguro una grande carriera".
feed