I segnali per Pioli e per la Fiorentina dopo l'amichevole col Leicester

Prima partita in terra inglese per la Fiorentina, in attesa delle amichevoli col Nottingham Forest e col Manchester United che completeranno la tournée: sconfitta per 2-0 contro il Leicester, una sfida controllata dagli inglesi in modo piuttosto agevole soprattutto finché Pioli - nel finale - non ha dato spazio ai titolari.
Leicester-Fiorentina 2-0: i segnali per i viola
Accanto al divario tra prime e seconde linee, aspetto piuttosto lampante alla luce di quanto visto, si sottolineano altri aspetti più o meno incoraggianti che si possono ricavare dall'amichevole di oggi. Che la condizione fosse meno convincente rispetto a quella degli avversari era preventivabile, il Leicester inizierà tra 5 giorni la Championship, mentre valutando il rendimento dei singoli si può notare come Beltran abbia dimostrato ancora una volta di non poter sostenere il peso dell'attacco da unica punta (nel 3-4-2-1).
L'accoppiata sperimentale di interni composta da Bianco e Sabiri ha mostrato più ombre che luci e resterà verosimilmente un discorso estemporaneo da non ripercorrere, il marocchino tra l'altro è stato provato in una posizione insolita: tecnica e visione di gioco sono dalla sua ma il ritmo non è quello del regista e la trequarti (qualora Sabiri restasse) rimane la zona più adatta per vederlo protagonista.
A proposito di trequarti, valutando i rari segnali positivi del primo tempo, si può sottolineare la qualità espressa da Fazzini e Richardson: nel caso dell'ex Empoli appare sicuro e coerente l'impiego in quella zona mentre sorprende di più il marocchino, generalmente ritenuto una mezzala. Che Pioli voglia favorirne la crescita avanzandone il raggio d'azione? Il calciatore, a suo tempo, ha spiegato di sentirsi più a proprio agio proprio quando ha maggiore libertà di attaccare, alleggerito di compiti difensivi.
A livello difensivo il più in palla, nel primo tempo, è risultato Pablo Marì: l'ex Monza ha fatto valere l'esperienza rispetto a Kouadio e a Viti, apparsi più spaesati e in difficoltà (soprattutto quando gli attaccanti del Leicester partivano in velocità). Per quanto riguarda Fortini, impiegato per la prima mezzora e poi sostituito, è ancora presto per capire se possa vestire i panni del vice-Dodò: l'impressione è che il giovane esterno possa far meglio a piede invertito, sulla corsia opposta.
L'ingresso in campo delle prime linee, al 60', ha pagato e ha reso meno amaro il sapore della sconfitta: Dodò ha confermato di poter essere un'arma cruciale anche in fase offensiva, Ranieri si è reso protagonista con personalità e coraggio, Fagioli e Ndour (in attesa di Sohm) sembrano elementi complementari tra loro così come Kean e Dzeko (il primo ad attaccare lo spazio, il secondo a lavorare più da rifinitore).
Un aspetto che ruba l'occhio e risulta innovativo, nel 3-4-1-2 di Pioli, riguarda Gudmundsson e la sua tendenza ad arretrare il raggio d'azione: una prospettiva che può intrigare, data la qualità tecnica dell'islandese, ma che rischierà di renderlo meno incisivo e presente sulla trequarti avversaria. Può risultare, a conti fatti, il prezzo da pagare per rendere sostenibile l'accoppiata Kean-Dzeko: chi agirà sulla trequarti non potrà concentrarsi solo ed esclusivamente sulla fase offensiva e dovrà per forza di cose rendersi meno anarchico.
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