Gravina difende il suo operato e rigetta le dimissioni in caso di mancato Mondiale

Gabriele Gravina
Gabriele Gravina / Image Photo Agency/GettyImages
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Intervista a trecentosessanta gradi, quella rilasciata da Gabriele Gravina ai microfoni del Corriere dello Sport. Il presidente della FIGC ha fatto il punto sullo stato del calcio italiano, soffermandosi inevitabilmente sugli imminenti playoff di marzo e rimarcando ancora una volta di non essere propenso a dimettersi in caso di mancata qualificazione ai Mondiali. Gravina ha anche analizzato, tra le altre cose, il problema legato ai troppi stranieri in Serie A. Ecco le sue parole riportate da calciomercato.com.

Dimissioni in caso di mancato Mondiale?
"Se la Nazionale non si qualifica alla fase finale dei Mondiali, non c'è una norma che mi impone di fare un passo indietro, ma farei delle riflessioni personali. A chi mi dice 'vai a lavorare' rispondo: se vado via io, riparte il calcio e vinciamo i Mondiali? Se ne avessi la certezza, sarei il primo a farmi da parte. Per questo sono un uomo sereno. A chi dice che i miei predecessori si sono fatti da parte dopo una debacle ricordo che Abete si dimise per motivi personali, mentre Tavecchio fu sfiduciato e tradito. Alla base della nostra struttura c'è un principio di democrazia. Se pensiamo che quando c'è un risultato negativo bisogna cambiare il presidente, commettiamo un altro errore. Io in campo non vado, ma le mie scelte le difendo. Se vado via io che succede? L'Italia vince il Mondiale e spariscono i problemi? Nel 1994 volevano linciare i calciatori dopo una finale persa, lo ricordate? E ancora: la responsabilità sarebbe legata al risultato o alle riforme? Ecco, la mancanza di riforme è legata a norme statutarie e al consenso delle leghe. Se c'è una lega che è contraria, non le puoi fare".

I motivi dei problemi della Nazionale:
La metodologia sbagliata. Ogni volta che la Nazionale commette un passo falso, immediatamente c'è l'indignazione popolare e si chiedono le teste. Ci sto, è il gioco dei tifosi. Ma noi continuiamo a cercare colpevoli senza renderci conto che la Figc non può imporre certe cose, ma soltanto sensibilizzare. Abbiamo ad esempio approvato una norma che permette di scorporare dal numeratore dell'indicatore del costo del lavoro allargato gli ammortamenti e gli stipendi degli Under 23 italiani. Rendiamo conveniente puntare sui giovani azzurri. Su 20 squadre di Serie A abbiamo soltanto 97 giocatori selezionabili, il 25% del totale, vi rendete conto? Le società di Serie A sono antagoniste della Nazionale? Oggettivamente lo sono, anche se involontariamente, ogni club guarda al proprio tornaconto".

La valorizzazione dei giovani:
Ci sono delle leggi che non consentono imposizioni. Il calcio come industria, ahimè, rientra nell’economia di mercato. E negli ultimi trent’anni è cambiato, bisogna rendersene conto. Prima era tecnica e noi eravamo maestri. Oggi è tecnica, velocità, fisicità. Guardate la Norvegia. La Norvegia però ha attuato un programma serio sui giovani? Anche noi ci stiamo lavorando. Non è un po' tardi? La nostra progettualità va avanti dal 2018, nel frattempo siamo diventati campioni d’Europa con l’Under 17 e con l’Under 19 e vicecampioni del mondo Under 20. Stiamo poi avviando un progetto per l’attività di base dai 5 ai 13 anni con due campioni del mondo, Perrotta e Zambrotta, insieme a un maestro come Prandelli. Vogliamo cancellare l’idea di un metodo incentrato solo sulla tattica. Meno tattica e più tecnica, questo l'obiettivo. Dobbiamo liberare l’estro. I bambini si annoiano, vogliono giocare, gli allenatori tendono a ingabbiarli negli schemi già in tenera età. C'è chi chiede la separazione delle carriere degli allenatori? È la strada, bisogna creare dei formatori. Chi punta al risultato non può lavorare nell'attività di base, diverso sarebbe affidando i ragazzi a degli specialisti della formazione". 

Il suo ottimismo:
"Sono ottimista su basi concrete, reali, su elementi oggettivi come il percorso che ci ha portato fin qui al netto del secondo tempo con la Norvegia. Il pessimismo ci fa sprecare energie, disperderle non aiuta la causa. L'obiettivo è alla portata. Rimbocchiamoci le maniche, impegniamoci tutti insieme. E dico tutti. È innegabile che qualcuno viva la Nazionale come un fastidio".

Sul limite di stranieri in Serie A:
"La Figc può solamente intervenire sugli extracomunitari, come ha già fatto, rispettando le quote assegnate dalla legge Bossi-Fini.È impossibile limitare il numero di stranieri comunitari, è contro le norme Ue che dalla sentenza Bosman in poi prevedono la libera circolazione dei calciatori. Puntare sugli italiani non può essere un obbligo, semmai deve diventare una vocazione naturale. Che si abbina agli investimenti sui settori giovanili e sulle infrastrutture".

La riforma dei campionati:
"Prima di marzo dobbiamo aprire il tavolo. La riforma dovrà essere radicale. In Italia abbiamo 100 società professionistiche rispetto alle 92 dell'Inghilterra, che ha due livelli di professionismo. Nella nostra Serie B il 35% del turnover surriscalda il sistema e lo indebita. Il concetto di mutualità tra le leghe ha una percentuale altissima in termini di divario. Non può ridursi tutto a Serie A a 18 sì o no, serve il consenso di tutte le leghe".

I debiti:
"Esistono norme federali e norme del codice civile. Sfido chiunque, davanti a un notaio, a impedire il passaggio di quote. L'unica arma che noi abbiamo è il benestare della commissione sui principi etici e sulla solidità economico-finanziaria di alcuni soggetti. La chiave è la sostenibilità, purtroppo confusa con il concetto di crescita senza limiti. Valore della produzione e costo del lavoro devono andare d’accordo. Non vuol dire che non puoi spendere, ma che si può fare mettendo delle risorse. In Bundesliga da 18 anni il 90% delle società chiude in utile".

Sugli arbitri:
"Sono favorevolissimo all'autonomia. Sono già usciti dal consiglio federale e mi auguro che dal 1 luglio 2026 ci sia una nuova società autonoma con dei soggetti azionisti. Il presidente dell'AIA, Zappi, è finito nella lente della procura federale: si va verso un commissariamento? Non corriamo troppo, Zappi per ora ha ricevuto soltanto una conclusione delle indagini".

Sulla FIFA:
"Ho votato per Infantino? Non c'era nessun altro. Infantino in questo momento vive in una dimensione mondiale, sta valorizzando aspetti che il calcio non aveva mai conosciuto prima: siede ai tavoli per la pace e ha rapporti consolidati con la politica internazionale. L'altra faccia della medaglia è questo motore che viaggia ad altissimi giri sempre, così rischiamo di fonderlo. Dobbiamo cominciare a ragionare in maniera organica, di sistema, rispettare principi di globalizzazione, ma anche le vere regole gioiose del calcio. Non dobbiamo ingolfare così i nostri calendari. Come si fa anche solo a pensare di togliere le nazionali? La Nazionale è identità territoriale, fenomeno di aggregazione, ci rende orgogliosi del nostro Paese e ci unisce nella solidarietà quando va male. Sono sentimenti che fanno bene a un popolo. La sensazione è che Uefa e Fifa abbiano in mente soprattutto il profitto? Se fosse questa la direzione, sarebbe una direzione sbagliata".


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