Giorgio Chiellini racconta del suo passato da calciatore e della nuova esperienza da dirigente della Juventus

Intervistato come ospite di the Excellent Leadership Podcast, il neo Director of Football Strategy della Juventus, Giorgio Chiellini, ha parlato della sua esperienza da calciatore e del suo nuovo ruolo da dirigente, dove da pochi giorni ha preso ufficialmente la sua nuova carica. Queste le parole a tutto campo dell'ex numero 3 juventino.
"Ibrahimovic è stato il mio miglior avversario durante la mia carriera: all'inizio eravamo compagni e poi abbiamo giocato contro molte volte. Ora ci siamo incontrati e ho una buona relazione con lui. Entrambi abbiamo fatto una esperienza a Los Angeles: lui non ha vinto, io sì, questo è un ottimo punto di partenza".
"I giocatori devono essere orgogliosi di rappresentare l'Italia e devono essere orogliosi di mostrare ad alcuni bambini che non hanno mai visto l'Italia giocare una partita di un Mondiale".
"Quando la Juventus scese in Serie B io avevo 22 anni, ero appena arrivato ed era un momento per me anche di prendere più responsabilità, per diventare più importante nella squadra. Le persone che dovevano essere menzionate all'epoca erano Buffon, Del Piero, Trezeguet, Nedved e Camoranesi: quei giocatori che hanno deciso di rimanere e che avevano vinto da poco la Coppa del Mondo. Ho fatto un sacco di cose per la Juventus dopo loro, ma all'epoca per me era piuttosto facile. Un anno in Serie B, inizio a giocare titolare, inizio a prendere più responsabilità e cerco di imparare da loro cosa significa essere un capitano della Juventus, un giocatore importante".
"Buffon è stato in grado di trovare le parole che arrivano più profondamente nel tuo cuore in modo da cambiare i momenti difficili, tirando fuori qualcosa che non pensi di avere e di portare la squadra di nuovo sulla strada giusta. Non penso di avere questa capacità: sono diverso e cerco di farlo in un altro modo. Quando arrivi alla Juventus per almeno sei mesi non capisci dove sei, non perché è migliore ma è diverso: poi devi iniziare a capire come funziona, e capisci cosa è diverso rispetto a quello a cui sei abituato".
"Il club è davvero l'elemento che ti fa vincere titoli o a volte anche la ragione per cui un club non vince un titolo".
"I due allenatori migliori che ho avuto nella mia carriera, con cui ho passato più anni, sono Conte e Allegri. Erano molto diversi ma penso che siano gli allenatori che mi hanno insegnato di più: Conte ha completamente cambiato l'idea del mio calcio, non solo nel difendere ma anche nell'essere giocatore più completo. Abbiamo iniziato a giocare molto più con il pallone, non solo senza pallone; Allegri ci ha dato un senso di libertà e responsabilità, che erano molto importanti per me".
"Sono stato vicino al Real Madrid. Quanto più vicino o meno non è facile da capire. Ho avuto alcuni discorsi anche con le squadre di Manchester nello stesso periodo".
"La vita da dirigente è molto diversa dal campo, dal gioco, con un ritmo diverso, una responsabilità diversa, una pressione diversa, non più grande o più piccola ma diversa sicuramente. La maggior differenza che ho trovato è che non dipende da me, è molto diverso".
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