La gestione di Vlahovic, lo stile Juve e la sfida con l'Inter: parla Tudor

L'incontro tra Ciro Ferrara e Igor Tudor, per DAZN, non può che condurre a un viaggio che parte da lontano e rispolvera i ricorsi vissuti insieme alla Juventus, un percorso che si sposta però anche sul presente e sull'attuale ruolo di Tudor, quello di tecnico bianconero alla vigilia di Juventus-Inter. Queste le parole dell'allenatore croato:
“La Juve per me rappresenta veramente una parte della vita: mi ha costruito tanto come persona e anche come lavoro. Se posso dire, personalmente, la Juve è una parte di me” riporta Tuttosport.
Ricordi bianconeri: "Voglio parlare di te, di Iuliano, di Del Piero, di Pessotto, di Birindelli, di gente che mi ha insegnato. Le tue parole o quelle di Ale Del Piero: quando si perdeva una partitella, nello spogliatoio c’era incazzatura. Queste sono cose ogni tanto dico alla squadra".
Trasmettere lo stile Juve al gruppo: “Abbiamo giovani, saggi, con la voglia di ascoltare. Nella vita coi miei figli e anche qua faccio lo stesso: si insegna con i fatti, con l’esempio, e con coerenza. Poche parole, coerenza nello stare là, senza girare la testa quando uno sbaglia. Bisogna stare sul pezzo tutti i giorni: l’allenamento è tutto, la partita è la cosa più facile. Devi essere sul pezzo, senza trascurare nulla: quello è l’insegnamento”.
Le sensazioni per la chiamata della Juve: “Bellissime! Io ho giocato poco da calciatore, ho smesso presto per i grandi problemi alle caviglie: ho vissuto complessivamente 4-5 anni di calcio serio nella mia carriera e altri 3-4 di sofferenza. Ho smesso di giocare nel calcio professionistico a 28-29 anni. Avevo sempre questa cosa di non aver dato tutto quello che potevo, e iniziando ad allenare a 31-32 anni coltivavo il sogno di allenare la Juve un giorno. E quando questo sogno si è avverato mi son venuti in mente tutti questi pensieri, che ero un po’ in debito con questo club".
Juve-Inter: “Questa partita vale più di 3 punti, poi è il mio primo Derby d’Italia da allenatore. C’è questo peso che a me piace, viene anche più facile preparare la partita. L’Inter è una grande squadra: ha una rosa che, se non è la più forte, siamo lì. Hanno questa storia delle due finali di Champions, arriveranno qui giocatori maturi ed è un valore importante. Noi giochiamo le nostre carte, andando coi nostri punti di forza e lavorare sui punti deboli: poi vediamo chi vincerà".
Obiettivi: "Lottare per vincere il campionato? Ovvio! Sai che questa parola, vittoria… Il passato della Juve ti dà, ma ti toglie anche, ti mette pressione. Ad inizio stagione in un paio di riunioni parlo nello spogliatoio delle nostre possibilità e poi chiudo: tutto il resto dell’anno non parlo di obiettivi. Ma neanche di domenica, non parlo mai di obiettivi, parlo solo di robe concrete. Di obiettivi non si parla, gli obiettivi si raggiungono".
Il peso di Bremer: “Importanza enorme, da tutti i punti di vista: non solo come giocatore, ma anche come leader, come uno di cui lo spogliatoio ha bisogno in questo momento. Di quel peso, quel carisma: son cose che lui ci ha dato. La squadra è giovane, magari in queste cose manca un po’, e lui le ha date. Poi è un ragazzo buonissimo, come il pane, poi va in campo ed è cattivo. Io e lui abbiamo un ottimo rapporto, il ragazzo si mette sempre a disposizione. Se con te e Montero avrei schierato lui? A due no, ma a tre lo inserisco".
Su Vlahovic: "La situazione era molto particolare: contratto in scadenza, mercato aperto. Credo gli farà molto bene questa cosa qua. Lui è un 2000, ha 25 anni, non è neanche a metà della carriera. Si sta ancora costruendo come persona, e secondo me le sue migliori annate sono davanti a lui. Se ritengo sia il miglior centravanti della Serie A? Ora sono tre i più forti insieme a Openda e David (sorride, ndr). Lui è un giocatore forte, ha sempre fatto gol, credo che questa situazione sia stata molto importante per la sua crescita. Ha trovato la forza di essere concentrato, essere sul pezzo in un momento super difficile. Io lo chiamo Dusko, o Duki qualche volta: gli do amore quando gli serve amore e se gli serve bastone gli do il bastone".
Le qualità di Yildiz: “L’altro giorno parlavo con gli altri e hanno notato che a Yildiz non dico mai niente davanti agli altri, perché fa sempre tutto quello che deve fare. Raramente gli diciamo qualcosa, ma da tutti i punti di vista: non solo come gioca, ma anche di comportamento. Allora ho voluto elogiare una sua caratteristica che fa la differenza e che dico sempre ai giocatori: la differenza la fa la motivazione di arrivare che uno c’ha dentro. E deve essere così tutti i giorni. Questo ragazzo sta dimostrando questa cosa, di mantenerla tutti i giorni: spero lo faccia, ha tutti gli attributi per diventare un top".
feed