Gattuso si presenta come CT dell'Italia: da dove ripartire e quale identità assumere

Gennaro Gattuso si presenta ufficialmente come nuovo commissario tecnico della Nazionale italiana. Dopo l'esonero di Spalletti e il rifiuto di Ranieri, l'ex allenatore, tra le altre, di Milan e Napoli è stato scelto dalla FIGC per cercare di risollevare le sorti degli Azzurri e centrare la qualificazione al prossimo Mondiale. Direttamente dal centro tecnico di Coverciano, Gattuso ha presieduto la prima conferenza stampa da CT dell'Italia.
Le prime parole da CT dell'Italia:
"Questo è un sogno che si avvera, spero di essere all'altezza. So che il compito non è facile ma di facile nella vita non c'è nulla. Io e io mio staff sappiamo che c'è tanto da lavorare, ma c'è la consapevolezza di poter fare un grandissimo lavoro. C'è da lavorare, da andare in giro e parlare coi giocatori per entrare nella loro testa. Sento dire da tanti anni che non c'è talento, ma io penso che i giocatori ci siano e dobbiamo solo metterli nella condizione di farli esprimere al massimo. L'obiettivo è riportare l'Italia al Mondiale, per noi e per il nostro calcio è fondamentale".
Cosa bisogna fare?
"Dobbiamo ritrovare l'entusiasmo, non pensare in modo negativo. Chi viene a Coverciano deve arrivarci con entusiasmo, creare una famiglia credo sia la cosa più importante. Oltre la tecnica e la tattica dobbiamo ritrovare quel gruppo che per tanti anni ci ha contraddistinto nel mondo".
Cosa ha prevalso in te quando hai preso questa scelta?
"La convinzione di avere a disposizione giocatori importanti, 4-5 giocatori di questo gruppo sono tra i primi dieci nei loro ruoli. Però ripeto: squadra, non singoli giocatori. Sono convinto che la squadra abbia dei valori e si possa raggiungere l'obiettivo. Quando Buffon e Gravina mi hanno chiamato non ho esitato un istante, credo abbiamo le doti per raggiungere l'obiettivo".
Che identità bisogna ritrovare?
"Quest'anno in Serie A c'era il 68% di giocatori stranieri e questo dato deve farci riflettere. A livello di settore giovanile è stato fatto un grande lavoro, ma poi dopo l'Under 19 i calciatori si perdono un po'. Quest'anno all'Hajduk giocavo con 2005, 2006, 2007... Dobbiamo dare spazio ai giovani. Stare fuori due volte dal Mondiale non è semplice, per questo motivo dobbiamo ritrovare entusiasmo perché con la paura non si va da nessuna parte".
La Russa ha fatto un po' di polemica...
"Spero di fargli cambiare idea. Ma posso assicurarti che nel 2005 sono stato male dopo la finale, volevo lasciare il Milan. Su La Russa: spero di fargli cambiare idea e di raggiungere l'obiettivo".
Che Gattuso vedremo?
"La figura da calciatore è difficile da cancellare. Tutti pensano a un Gattuso tutto cuore e grinta, ma oggi un Gattuso nella mia squadra non lo metterei per come voglio giocare. Questa è la verità. Bisogna analizzare bene: con cuore e grinta non si sta undici-dodici anni ad allenare. Mi piace aggiornarmi, parlare di calcio. Negli ultimi anni il calcio è cambiato, ogni calciatore ha una testa e non tutti sono uguali. Oggi i calciatori sono più professionisti, ma fanno un po' più fatica a fare gruppo".
Puoi spiegarci questa squadra di collaboratori e dei tuoi risultati?
"Ho Bonucci nel mio staff e poi altri cinque componenti che lavorano da anni con me. Prandelli, Zambrotta e Perrotta ci daranno una mano insieme a Viscidi. Io col Napoli ho perso una Champions con 77 punti, col Milan non ci sono andato per un punto. Con l'Hajduk dopo 19 anni ci siamo giocati il campionato con una squadra imbottita di giovani. Dipende poi come vengono scritte le cose: poi solo una squadra vince il campionato, solo una vince. Poi però bisogna vedere il lavoro e come ha lavorato, se ha fatto crescere i giovani e la squadra".
Come cambia il tuo lavoro da CT?
"La quotidianità sarà diversa. Spero di non stressare i colleghi della Serie A e chi lavora all'estero, l'obiettivo è vedere un paio di giorni di allenamento, parlare coi giocatori e vedere le partite. Sarà questa la vita, treni, aerei, vedere i giocatori e fare le scelte migliori..."
Cosa hai preso da Lippi? Cosa ti ha detto a telefono?
"Cosa ha detto non posso dirlo.. Mi ha detto sei CT, capite dove voglio arrivare... (ca*** tuoi, ndr). Io spero di fare ciò che ha fatto Marcello: non dico alzare la Coppa al cielo, ma creare quell'alchimia nello spogliatoio. Spero di ricreare quel senso di appartenenza, voglio vedere giocatori che arrivano a Coverciano col sorriso, che stanno bene. Devo riuscire a interagire coi giocatori in maniera corretta, i tempi sono cambiati e bisogna essere bravi a entrare nella loro testa, nel modo giusto. Non pensare che loro devono cambiare, siamo noi a dovergli andare incontro".
Quale messaggio ti ha colpito di più in questi giorni?
"Tanti messaggi. Sicuramente sentire i miei genitori emozionarsi per l'opportunità che mi ha dato la Federazione è stato un bel momento, di gioia. Poi tanti altri messaggi ma sentire papà e mamma emozionarsi ancora è stato bello".
Con quale modulo giocherà l'Italia?
"In questo momento il nostro campionato dice che abbiamo un 40% di squadre che giocano a 3 e un 60% a quattro dietro. Ma non è una questione di moduli, bisogna mettere i giocatori al posto giusto. In questo momento bisogna mettere in campo una squadra a cui piace stare nella metà campo avversaria, metterli in grado di creare e di fare male agli avversari. Poi se giocare a 3 o a 4... È come far male agli avversari che ci deve interessare".
Sui giocatori che rifiutano la convocazione:
"Bisogna vedere e capire il perché. Non credo che un giocatore rifiuti la Nazionale. La prima cosa che ho chiesto al presidente e a Buffon mi devono aiutare, come i club, a far stare bene i giocatori. A Coverciano abbiamo attrezzi e macchine per gestire i giocatori. Se vogliamo essere credibili e non creare scuse o altri precedenti: chi è convocato in Nazionale sta a Coverciano, come si faceva ai miei tempi, e se non riusciamo a far guarire un giocatore se ne va. Ma l’obiettivo è riuscire a stare più giorni possibili insieme. I dolorini ci sono sempre, se io avessi ascoltato il mio fisico avrei giocato 50 partite di meno".
Cosa dirà ai giocatori?
"Di creare una famiglia, dirci le cose in faccia. In campo le difficoltà ci sono in qualsiasi momento ed è quando ti senti solo e non senti la voce del compagno di incoraggiamento è dura e 90 minuti diventano interminabili. Questo aspetto dobbiamo cambiare. Dire le cose che a volte qualcuno non vuole sentire. Solo così si può crescere".
Hai già parlato con alcuni giocatori?
"In questi giorni ho chiamato 35 giocatori. Ci sono giocatori che in questo momento sono rimasti fuori ma possono dare una mano e poi bisogna far parlare il rettangolo verde e se uno fa bene le porte della Nazionale sono aperte. A Chiesa, per esempio, ho detto quello: di trovare continuità".
Su cosa sarà intransigente?
"Se vedo che i giocatori non vanno a 100 all’ora… devono andare a cento all’ora. Qualcuno di loro l’ho allenato in questi anni e sanno che con me bisogna pedalare quando si inizia l'allenamento. Ma voglio che la squadra lavori con serietà e massimo impegno".
Cosa salva dell'Italia di Spalletti?
"Ho sentito Spalletti e ho un ottimo rapporto con lui. Mastica calcio da tanti anni e riesce sempre a fare cose nuove, c'è tanta stima. Devo vedere cosa dobbiamo fare, ma la professionalità di Spalletti è incredibile, ha fatto un lavoro importante con l'Italia. Vedremo dove vogliamo andare, dobbiamo capire cosa fare nell'arco dei 90 minuti".
Che lezione di vita dai ai tuoi concittadini?
"Io non devo dare lezioni di vita. La Calabria è una terra bellissima e dico ai giovani di seguire la strada giusta, quello dello studio e del fare le persone perbene. Speriamo di far parlare la nostra terra anche per cose positive perché è una terra incredibile".
Ha avuto tempo di emozionarsi?
"Sinceramente no, subito pensieri e responsabilità. Tanto stress e voglia di fare. Io posso promettere solo impegno e passione, voglio entrare nella testa dei giocatori. Dobbiamo parlare come un noi, non come un io. Poi sugli aspetti tecnici e tattici i giorni sono pochi, starà a noi fare meno danni possibili. La cosa più importante sarà tirar fuori dai calciatori voglia, entusiasmo e senso di appartenenza".
C'è Acerbi tra i 35 giocatori sentiti?
"No, non ho parlato con lui. Acerbi sta dando al calcio, si è parlato tantissimo ma non è una problematica che ha toccato me. Da parte mia le scelte però sono diverse: nulla contro Acerbi ma non l'ho chiamato, anche se c'è rispetto e stima. Ho chiamato giocatori più giovani che in questo momento credo ci possano dare una mano".
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