Galloppa spiega quali tasti cercherà di toccare per cambiare la Fiorentina

Daniele Galloppa
Daniele Galloppa / Image Photo Agency/GettyImages
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"Le emozioni devo ancora capirle, non svegliatemi perché così si sta bene". Queste le prime parole di Daniele Galloppa, tecnico della Fiorentina - al momento, in attesa del sostituto definitivo di Stefano Pioli - che dalla Primavera è stato promosso in prima squadra in vista del match contro il Mainz, in Conference League. L'ex centrocampista ha parlato a Sky Sport e in conferenza stampa alla vigilia della sfida europea:

"Sono felice, la società mi ha chiamato ieri, io sto cercando di trasmettergli l'entusiasmo che ho e di dare un po' di leggerezza ai ragazzi perché ne hanno bisogno. La chiamata della società è stata un grande segnale, lo prendo con responsabilità e con le mie competenze. Io sono a disposizione, vedremo quello che sarà, sicuramente darò il 100%. I ragazzi mi hanno accolto nel modo giusto, sono consapevoli del momento, al di là di come andrò io l'importante è come andrà la squadra. Devo ringraziare la società per questa opportunità sicuramente".

"Il pensiero di cambiare e dare una svolta dentro di me c'è, ma il tempo è stato poco. Non voglio stravolgere tutto subito, serve cambiare l'attitudine e serve difendere da piccola ma attaccare da grande. Voglio una squadra che gestisca la partita, che si prenda la gioia e la responsabilità di fare la partita. Siamo la Fiorentina e dobbiamo sentircelo dentro. Il tasto da toccare è quello dell'entusiasmo. In momenti così vengono prima le persone, servono loro e solo dopo i giocatori. In momenti così basta un episodio per andare in difficoltà, la testa conta tanto, io voglio portare ai ragazzi entusiasmo, l'ho detto sia ieri che oggi alla squadra, voglio vederla giocare a calcio e divertirsi. Spero di entrargli in testa in questo senso, poi spetta a loro".

"Ho fatto le giovanili alla Roma, ho avuto Capello e Spalletti, poi il primo Giampaolo. Quando ho iniziato ad allenare però ho detto di non voler copiare nessuno e ho iniziato a fare quello che pensavo. Se la Primavera esprime un buon calcio è figlio di un pensiero mio, c'è lavoro e studio, così come la mia identità"


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