Galliani vede un Milan da Scudetto e si sofferma sulla questione San Siro

Fiducia in Allegri, nessun indizio sul futuro e addio al Monza: le parole di Galliani
Galliani
Galliani / Marco Mantovani/GettyImages
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Il passaggio di proprietà del Monza, da Fininvest al fondo Beckett Layne Ventures, ha posto fine anche al percorso di Adriano Galliani come dirigente dei brianzoli: da lunedì prossimo saranno operative le dimissioni del CdA e per Galliani sarà dunque ufficialmente addio. Lo stesso Galliani ha parlato ai microfoni de La Gazzetta dello Sport soffermandosi sulle proprie emozioni per la fine di questo importante capitolo, senza sbilanciarsi su eventuali tappe successive. Queste le sue parole:

Addio al Monza: "Un’emozione forte. Lascio il club che amo da quando avevo 5 anni e mia madre mi portava allo stadio, la squadra della mia città. Ho ringraziato la nuova proprietà che mi aveva offerto la carica di presidente. Ma non mi vedo in una società che non sia di Silvio Berlusconi/Fininvest".

Confronto Champions col Milan o A col Monza: "Il Milan ne aveva già vinte due prima di Berlusconi. Il Monza in A non c’era mai stato. Quando il presidente lo aveva promesso, qualcuno aveva sorriso. Come quando aveva promesso un Milan campione del mondo".

Orgoglio per quanto fatto: "Un club mai stato in A ha sconfitto Inter, Milan, Juve e Napoli, quattro grandi. Ma è un orgoglio anche aver lasciato uno stadio con licenza Uefa. Nel 2018 lo avevamo raccolto inagibile. E poi un centro di allenamento che è tra i migliori d’Italia. Berlusconi ha speso 40 milioni per le due strutture".

Allegri al Milan: "Max è un grande allenatore. Ci ho visto bene... Quando era al Cagliari, gli ripetevo: 'Lei ha il phisique du role' per il Milan. Perché, per guidare una grande, conta anche la presenza. Max giocava e vestiva bene. Un bel fioeu, direbbe Gullit. Il mio sogno è lo scudetto al primo colpo, come nel 2010. Può farcela, sono ottimista. I dirigenti rossoneri hanno fatto una scelta azzeccatissima".

Tifoso milanista: "Mai smesso di esserlo. Non mi sono mai trattenuto neppure da dirigente del Monza. Io non so cosa faccio allo stadio. Me ne rendo conto quando mi rivedo in tv... Ho dentro 31 anni di Milan".

Questione San Siro: "Una città come Milano non può non avere un grande stadio, in linea con i tempi. E il luogo non può che essere San Siro, ben servito da metro, strade e autostrade, dove i tifosi del Milan sono abituati ad andare da 100 anni e quelli dell’Inter da 80. San Siro è impossibile da ristrutturare. L’alternativa è costringere le squadre a giocare nella cintura milanese. Ogni consigliere comunale, al di là delle logiche politiche, deve valutare se per la città di Milano, sia conveniente avere uno stadio meraviglioso o non averlo. Una città all’avanguardia, bella come Milano, non può non avere uno stadio all’altezza del suo standard. L’eresia non è abbattere San Siro, ma Inter e Milan fuori dalla loro città".

Cosa farà in futuro: "Solo Dio lo sa".

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