De Zerbi, il livello della Serie A e il rapporto con Allegri: parla Benatia

In Italia ricordiamo Medhi Benatia per quanto mostrato da difensore centrale, con le maglie di Udinese, Roma e Juventus, ma il presente dell'ex centrale ci porta in Ligue 1 e al ruolo di direttore sportivo dell'Olympique Marsiglia (club in cui aveva iniziato la propria carriera da calciatore professionista). Lo stesso Benatia ha parlato al Corriere dello Sport, soffermandosi sul proprio lavoro all'OM, su De Zerbi e su alcuni retroscena di mercato. Queste le sue parole:
Il presente da DS: "Da direttore devo essere onesto per risultare credibile. Quindi faccio il dirigente a modo mio: entro al centro sportivo la mattina alle nove, me ne vado alle sette di sera. Controllo tutto (mostra i fogli che ha sulla scrivania, ndr): i giocatori che mangiano di più o di meno, il loro peso, i chilometri percorsi, il tipo di allenamento. E per i ragazzi del settore giovanile è uguale: voglio sapere ogni cosa, da quale famiglia provengono, come vanno a scuola, come lavorano in campo, che tipo di educazione hanno. Una cosa so fare nella vita: occuparmi di calcio".
De Zerbi: "Ecco (stavolta mostra il telefono, ndr): parliamo fino alle due di notte, spesso in videochiamata perché il mister vuole vedere le persone in faccia. A qualsiasi ora. Impegnativo lavorare con lui? È bello e stimolante, vive di calcio come me. Ha una passione debordante, dovreste vedere come prepara le partite. C’è qualcosa di Guardiola ma, credetemi, è un allenatore unico. Lui respira calcio e respira vita. In questo ordine".
Com'è nata l'idea De Zerbi: "Noi avevamo cercato Fonseca. Era tutto fatto, c’era l’accordo, poi a maggio 2024, dopo che perdemmo a Bergamo con l’Atalanta, chiamò e ci disse che non se ne faceva nulla. Il 13 giugno era l’allenatore del Milan. A quel punto virammo su Conceiçao, ma quando abbiamo saputo che c’era la possibilità di prendere De Zerbi ci siamo detti con Pablo Longoria, il nostro presidente: “Cazz… proviamoci”. Spinti dal proprietario McCourt siamo partiti all’attacco".
Luis Henrique all'Inter: "Lo scorso marzo chiamai Luis Henrique e gli dissi che avrei dovuto cederlo. Sapevo che c’era l’Inter e pure una certa cifra da incassare. Andai al campo, lo presi da parte dopo l’allenamento e gli spiegai tutto: “Ti dovrò cedere, ti vogliono, ma tu mi devi portare in Champions. Più giocherai bene, meglio sarà per il Marsiglia e anche per te”. Era impossibile interpretare le mie parole diversamente".
Allegri: "Gli voglio bene, ci rispettiamo, grande allenatore, perfetto per il Milan. Abbiamo discusso in passato, non lo nego. Paratici fu chiaro con me, lui meno. Mi promise che avrei giocato nonostante il ritorno di Bonucci. E sapete come andò? Cinque partite, zero presenze per Benatia".
Rissa Rabiot-Rowe: "Una rissa che non si dovrebbe vedere mai in uno spogliatoio: all’inizio abbiamo provato a tenere coperta la vicenda, aspettando le scuse che non sono mai state fatte. A costo di arrivare quinti o sesti, noi qui pretendiamo serietà. E all’inizio dell’estate non c’è stata da parte di alcuni giocatori. Ritardi, atteggiamenti sbagliati, situazioni sgradevoli: ma stiamo scherzando? Che cosa stiamo qui a fare? Siamo in Champions: e allora? Con Longoria e con Roberto abbiamo subito preso in mano la situazione e visto che il nostro è un gruppo sano le cose si sono messe in ordine. Con loro non è andata così, ma grazie comunque per quanto dato alla squadra. In particolare a Rabiot che ha contribuito alla qualificazione".
Ligue 1 vs Serie A: "Dell’Italia mi preoccupa l’assenza di talento. Penso alla Nazionale: io, da capitano del Marocco, vedevo l’Italia come qualcosa di irraggiungibile. Checco (Totti, ndr), Pirlo, Del Piero, Nesta e Maldini, ma anche gente come Vieri, Cassano, Montella: dove sono ora? La Francia ha almeno quattro squadre nazionali superiori all’Italia".
Se voleva Koné: "Sì. Quando stava al Borussia. I parametri economici erano alti per noi la scorsa estate ed è stata brava la Roma. Manu è veramente un gran bel giocatore".
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