Corvino racconta la scoperta di Vlahovic e vede un futuro da big per Dorgu

Le parole del dirigente salentino anche in riferimento al serbo: "Chi sa segnare segna sempre"
Corvino
Corvino / Pacific Press/GettyImages
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Pantaleo Corvino rappresenta la quintessenza dello scopritore di talenti, un direttore sportivo che sa affidarsi spesso all'intuito nella scoperta dei calciatori quando sono ancora promesse, in vista di un futuro da realtà vere e proprie nel calcio di alto livello. Il dirigente del Lecce, con un importante passato alla Fiorentina, ha parlato del futuro di Dorgu ed è tornato a soffermarsi sulla scoperta di Vlahovic, sottolineando come "chi sa segnare segna sempre". Queste le parole di Corvino al Corriere dello Sport:

Su Dorgu: "Piace a Conte, Inter e Juve? Ha le stimmate del campione. Non gli manca nulla".

Vlahovic: "Ogni tanto mi manda ancora una maglia, qualche messaggio, ma è giusto e normale così. Ricordo che ero andato a vedere il Partizan per Milenkovic, ma quando fecero entrare ‘sto ragazzino me ne innamorai, aveva fisicità, destrezza, una qualità insolita per un attaccante con quelle misure. E senso del gol. Chi sa segnare segna sempre. Agii d’anticipo, lo volevano in tanti. I genitori mantennero la parola e con lui riempii l’ultimo posto a disposizione per l’extracomunitario, naturalmente dopo averlo lasciato sei mesi in prestito per farlo diventare maggiorenne".

La scoperta di Vlahovic: "Immaginavano che prendessi un giocatore già formato e invece puntai subito su Dusan. Lo portai nello spogliatoio della Primavera prima della finale col Toro. Gli dissi 'ti faccio debuttare con i ragazzi, tu entra e segna'. Vincemmo due a zero, fece doppietta. O forse ne segnò uno solo, comunque alzammo la coppa. Dovresti andare a controllare".

Un ricordo di Mihajlovic: "Arrivò dopo Prandelli e quindi condannato a un confronto complicato. La seconda parte del campionato la fece benissimo, al punto che lo cercò con insistenza l’Inter. Fu fantastico, disse “vado via solo se ho il consenso di Della Valle”. Non lo lasciarono andare e rimase senza fare storie. In seguito le cose non girarono più tanto bene... Sinisa era potenzialmente il mio ideale. Possedeva cultura del lavoro, onestà, personalità".

Su Thiago Motta: "Per me è innovativo. Ha idee, non segue codici nell’interpretazione delle due fasi e non guarda in faccia a nessuno. Alla Juve come a La Spezia e a Bologna".

Atalanta al top: "La squadra più forte del momento? Da noi l’Atalanta di Gasperini. Il suo è un integralismo creativo. Apporta continue correzioni a un sistema di gioco ben definito, consolidato, punta alla perfezione. Di quel sistema, perché il calcio la perfezione non la contempla, grazie a Dio".

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