Comolli racconta il suo metodo: uso dei dati, rapporto col tecnico e DNA Juve

Damien Comolli
Damien Comolli / Marco Canoniero/GettyImages
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Il pensiero di Damiel Comolli rispetto allo scouting, alle basi per far crescere un club e all'utilizzo cruciale dei dati in tal senso appare evidentemente un punto cardine, in casa Juventus, per comprendere la direzione che prenderà la società bianconera col francese come AD. Comolli è stato il principale ospite di Hudl Performance Insights 2025, a Londra: l'utilizzo dei dati era al centro del discorso, Comolli - per la prima volta da amministratore delegato - ha dunque parlato del proprio percorso e di come applicare i propri principi sul contesto bianconero. Questi i passaggi principali del discorso, citati da La Gazzetta dello Sport:

Rapporto con l'allenatore: "Ogni allenatore nel colloquio con il club fa la sua presentazione e dice che tutto va bene. Poi, quando inizia ad allenare, dice che tutto va male. Ora invece io inserisco quelle frasi nel contratto, per ricordare agli allenatori che cosa avevano detto. Io nel colloquio dico: "Noi lavoriamo così, questi sono i nostri processi, i dati guidano la scelta dei giocatori, i calci piazzati, la prevenzione degli infortuni e molto altro. Se le va bene è così, altrimenti ci stringiamo la mano e ci salutiamo". Il coach deve abbracciare questa filosofia".

Il DNA di un club: "Passo il 30% del mio tempo pensando alla cultura del club, perché penso che non si raggiungano risultati senza una cultura. Ho chiesto a Matuidi e Trezeguet, tra gli altri, quale sia il dna della Juve. Tutti rispondono nello stesso modo: "Vincere". La cultura è qualcosa di diverso, è costruita dal basso verso l'alto. Abbiamo avuto un grande meeting questa mattina per capire quale sia la nostra cultura. Ho detto a tutti "voi decidete chi siamo, io posso dare qualche linea di indirizzo, ma la cultura si decide dal basso". La cultura sono i valori del club".

Utilizzo dei dati: "RedBird (ai tempi proprietario di Milan e Tolosa, ndr) al Tolosa mi ha reclutato per guidare l'organizzazione con i dati. La Juve sapeva che sarei arrivato con i dati perché quello è il modo in cui penso io, è parte del mio modo di guidare il club. La chiave per il corretto uso di dati è un allineamento dall'amministratore delegato a scendere. La relazione tra management e allenatore spesso è il grande ostacolo, il punto in cui si rompe. Serve un ponte, una persona che abbia la conoscenza dei dati e parli il linguaggio del coach. Se c'è questa persona e un allenatore è aperto, il ponte funziona. Altrimenti no".

I dati nello scouting: "Al Tolosa cercavamo la personalità in un giocatore. Dai dati si può capire la personalità dei giocatori. Ad esempio, chi tocca la palla molto dimostra personalità. Anche se c'è una linea sottile tra volere la palla e essere egoista. Arsène Wenger mi diceva "sono sempre gli stessi che fanno il passaggio giusto e gli stessi che segnano". Aveva ragione".

Ruolo di AD: "Se vuoi essere un modello di comportamento, devi essere te stesso. Devi trovare il posto in cui sei a tuo agio. Se una persona ti guarda camminare dal parcheggio all'ufficio, capisce come stai. Io so che se entrerò in ufficio con un mood negativo, si spargerà un mood negativo. Lo stesso in positivo. Voglio intorno a me persone che mi correggano. Al Tolosa l'ho detto a chi lavorava con me: "se esco dalla cultura del club, dovete dirmelo; se compro un giocatore che la tradisce, dovete dirmelo"".

Il futuro dei dati: "Il prossimo passo è usare i dati meglio a livello giovanile, per capire chi ce la farà, come prevenire gli infortuni o l'utilizzo eccessivo dei giocatori. Nel calcio, ad esempio, storicamente si reclutano giocatori nati nella prima parte dell'anno ma i dati dicono che chi ce la fa spesso è nato nella parte finale dell'anno. È così stupido. Al Tolosa, noi per scelta reclutavamo molti giovani nati dopo il mese di agosto. La questione da un milione di dollari è capire che differenza c'è tra un attaccante di medio livello e uno top. Non può essere solo tecnica, è psicologica. Ho visto Sinner l'altro giorno a Torino e pensavo, per giocare così devi essere estremamente concentrato e rilassato allo stesso tempo. Come davanti alla porta. E questo è molto difficile, serve l'abilità di rilassarti e respirare in molto meno di un secondo. Il futuro dei dati, con o senza intelligenza artificiale, è misurare le ideali connessioni tra gli 11 giocatori. Se capiremo chi si connette meglio con chi, cambieremo tutto".

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