Come si inserirà Jashari nel Milan e le opzioni rossonere a centrocampo

Il Milan si è assicurato Jashari: come giocherà lo svizzero nell'undici di Allegri?
Jashari
Jashari / John Wilkinson III/ISI Photos/USSF/GettyImages
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Quando un nome diventa protagonista così a lungo e così intensamente delle cronache di mercato, al centro di trattative estenuanti e spesso in bilico tra il successo e il definitivo stop, diventa automatico che l'attesa attorno a un nome si amplifichi. Un effetto reso ancor più evidente, nel caso di Ardon Jashari, da una cifra record per il calcio belga - 37 milioni spesi dal Milan tra parte fissa e bonus - e dal lungo lasso di tempo in cui tifosi e addetti ai lavori si sono potuti interrogare sulla collocazione dello svizzero all'interno della squadra di Max Allegri.

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FBL-BEL-PROLEAGUE-AWARD / DIRK WAEM/GettyImages

I contesti di riferimento sono essenzialmente il 4-3-3 o il 4-2-3-1, in base al potenziale posizionamento di uno degli interpreti del centrocampo, e possiamo riconoscere come si tratti di situazioni in cui lo svizzero può inserirsi senza sforzo, sia agendo da interno in una mediana a due che da regista o da mezzala nel 4-3-3. La versatilità di Jashari può rappresentare senz'altro uno dei punti di forza principali per spiegare l'investimento fatto dai rossoneri, un aspetto che si rafforza poi pensando alla leadership e alla personalità mostrata fin qui in carriera in relazione alla giovane età (è un 2002): indicativo il fatto che, in Svizzera, sia diventato capitano del Lucerna solo dopo un anno dall'ingresso nel giro della prima squadra.

Jashari al Milan: ruolo e possibili criticità

Cercando di capire come poter collocare Jashari nel Milan 2025/26 si può sottolineare come, nel suo percorso di crescita, abbia gradualmente arretrato il raggio d'azione diventando di fatto un play nel 4-3-3: in tali vesti, in rossonero, andrebbe in conflitto con la posizione di Ricci e possiamo dunque immaginare un impiego dello svizzero come mezzala sinistra e non più da regista in senso stretto. Anche nel 4-2-3-1, col Bruges, non interpretava il proprio ruolo di interno in modo statico e, anzi, oltre ad abbassarsi con grande frequenza si trovava spesso anche ad agire più largo, palesando un grande dinamismo e un indole quasi da box-to-box, risultando più che mai attivo in conduzione.

Ciò che lo avvicina all'idea di regista, più del posizionamento effettivo davanti alla difesa, è la ricerca del pallone tra i piedi, la volontà di farsi protagonista della costruzione a prescindere dalla zona del campo in cui agisce: il fatto che il Club Brugge sia la squadra dal maggior possesso del contesto belga, in questo senso, lo ha aiutato. Occorrerà capire se anche nel Milan di Allegri e nel contesto italiano avrà modo, così costantemente, di rendersi la fonte del gioco della squadra e di trovare così tanti palloni giocabili.

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Allegri / STEFANO RELLANDINI/GettyImages

Trovandosi a fare da mezzala potrebbe cedere qualcosa negli inserimenti offensivi: le statistiche in quel senso non ci raccontano un elemento così concreto e pericoloso nelle incursioni, si tratta piuttosto di un centrocampista che crea i presupposti per diventare pericolosi e non tanto di un profilo dall'inserimento facile. Le soluzioni per Allegri, sulla carta, sono numerose: una mediana con Jashari e Ricci e con uno tra Modric e Loftus-Cheek sulla trequarti oppure, in un 4-3-3, un terzetto Jashari-Ricci-Modric o - per avere maggiore equilibrio - Fofana in campo al posto del croato. Un aspetto sicuramente da curare (o meglio da dosare) sarà la tendenza talvolta troppo accentuata a cercare la soluzione con la palla lunga, data l'estrema fiducia nel proprio mancino: occorrerà capire come tale approccio, certi rischi che si prende, possa risultare altrettanto funzionale al nuovo contesto calcistico in cui si troverà ad agire.

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