Come ricostruire il Milan 2025-26?
- L'amara sconfitta in Finale di Coppa Italia
- L'unica gioia in Supercoppa
- Il piazzamento peggiore degli ultimi 10 anni in Serie A

Il guizzo di Dan Ndoye e la Coppa Italia che passa davanti agli occhi dei giocatori del Milan, a simboleggiare una stagione tremenda, ingestibile e con molti più bassi che alti. I rossoneri sono caduti anche nell'ultimo obiettivo di un'annata sportiva di cui ora resta ufficialmente soltanto il ricordo della Supercoppa italiana, sparuto successo e magra consolazione per una rosa abituata a pensieri diversi. A due giornate dal termine della Serie A, e con un piazzamento europeo che è ai limiti dell'impossibile, cosa dovrebbe ricostruire il Milan per la stagione 2025-26?
Se oggi si parla di fallimento non possiamo stupirci. Il calo di un Milan che tre anni fa si laureava Campione d'Italia e un anno dopo raggiungeva la Semifinale di Champions League è netto ed evidente. L'attuale 8° posto in campionato non solo annulla la possibilità di partecipare alle coppe europee nella prossima stagione, ma rappresenta anche il piazzamento peggiore da circa una decade, da quell'annata 2014-15 a guida Pippo Inzaghi terminata con la 10ª posizione in Serie A.
Una rosa con un'identità forte
La stagione è stata una sola, ma si è percepita la sensazione di vedere tanti Milan all'interno della stessa. Un Milan di Fonseca che provava a calcare le orme di quello di Pioli, crollando in una fragilità che ne metteva a repentaglio anche l'equilibrio dello spogliatoio; un Milan di Conceiçao troppo spesso in svantaggio e per un tempo limitato capace di rimonte che aprivano spiragli sul recupero della stagione, poi brutalmente sentenziata da cadute inaspettate.
Al fischio finale della stessa, che può essere fatta coincidere con la sconfitta di ieri in Finale di Coppa Italia, ciò che resta è una rosa abbattuta, di livello, ma incapace di esprimersi a pieno nel corso dei mesi. Una rosa alla quale è mancata identità, che è cambiata in alcuni interpreti principali a metà stagione e che, attraverso nuovi arrivi, cessioni e riconferme, dovrà restaurarsi il prima possibile.
I problemi del calciomercato
Uno dei problemi va centrato in un calciomercato non all'altezza delle aspettative. I giocatori integrati nella rosa del Milan non sono riusciti a trovare un posto certo nella gerarchia dell'undici titolare e, nella maggior parte dei casi, sono stati rivalutati in negativo. Youssouf Fofana, collega di Reijnders in una mediana che ha più o meno funzionato, è l'unica novità apprezzabile nella corrente stagione, seppur con alti e bassi che ne hanno esaltato la prima metà di stagione e ridimensionato la seconda.
Il cambio di punta centrale e una gerarchia mai chiara fra Morata, Gimenez, Abraham e Jovic non è servita ad aumentare positivamente la concorrenza per una maglia da titolare, ma ha diminuito quella fiducia nel compagno e quell'intesa con i colleghi dello stesso reparto che si instaura con l'abitudine a giocare insieme. La gestione difensiva ha poi pesato sull'identità e solidità di un Milan che ha sposato ogni tipo di coppia centrale: da Gabbia e Thiaw a Tomori e Pavlovic, fino al tentativo di Conceiçao di schierarne tre negli ultimi sprazzi di stagione. Sulle corsie Theo e Leao sono apparsi lontani dal periodo di forma migliore, e nemmeno un arrivo come Kyle Walker è riuscito a regalare quella solidità attesa da un nome così altisonante. Emerson Royal ha deluso dallo stesso lato, Warren Bondo si è visto pochissimo a causa di un infortunio e neanche uno dell'esperienza internazionale di Joao Felix è riuscito a incidere nonostante lo spazio a disposizione.
Il tema allenatore
Ogni tema è collegato al successivo e al precedente, e addossare tutte le colpe su un'unica figura non è ovviamente la strada giusta. Nonostante questo, sia Paulo Fonseca che Sergio Conceiçao non saranno gli allenatori del Milan 2025-26, una squadra che, con una sola competizione (lunga) nella prossima annata, dovrà cercare di rialzare subito la testa e puntare alla posta massima. Sembra una frase di circostanza, ma la sensazione è che il senso della stessa dipenderà in larga misura dal profilo del prossimo allenatore.
L'esempio di Antonio Conte, indipendentemente dalla vittoria o meno dello Scudetto del Napoli, è scomodo e il pensiero di un Milan senza coppe che possa immediatamente competere per un traguardo del genere ha sfiorato almeno una volta la mente dei propri tifosi. Se sarà proprio l'attuale allenatore partenopeo, l'ex Massimiliano Allegri o Maurizio Sarri lo chiariranno le voci delle prossimo settimane.
Un cambio in dirigenza?
La scelta dipenderà dalle figure che occupano una posizione gerarchicamente superiore. Difficile che dopo una stagione del genere il trio dirigenziale Furlani-Moncada-Ibrahimovic non subisca modifiche, soprattutto considerando il fallimento degli investimenti in entrata. Se il Milan ha bisogno di una ventata di novità, questa potrebbe partire proprio dalla sfera dirigenziale, nella quale la figura del direttore sportivo sarà probabilmente aggiornata.
L'impronta lasciata da Paolo Maldini e Stefano Pioli sul gruppo squadra è ancora abbastanza forte e per una nuova svolta servirà rischiare anche aumentando il budget a disposizione per rosa e allenatore. Il Milan è chiamato a ridurre un gap ormai troppo evidente con l'Inter di Simone Inzaghi.
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