Addio di Vagnati, obiettivi del Torino e certezze sul modulo: parlano Cairo e Petrachi

Cairo e Petrachi
Cairo e Petrachi / Stefano Guidi - Torino FC/GettyImages
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Il Torino, reduce dalla sconfitta col Milan arrivata dopo un doppio vantaggio illusorio, è ripartito da un volto noto come Gianluca Petrachi e dall'addio di Davide Vagnati: un nuovo DS che non è certo del tutto nuovo per i granata, considerando gli anni (tanti e importanti) vissuti da Petrachi come responsabile dell'area tecnica del club piemontese. Petrachi si è presentato oggi come DS del Toro e lo ha fatto accanto al presidente Urbano Cairo, entrambi hanno rilasciato dichiarazioni importanti sui propositi da qui in avanti e su quanto accaduto fin qui.

Le parole di Cairo

L'addio di Vagnati: "Prima di partire con la presentazione di Gianluca, ci tengo a dire due parole relativamente a Vagnati. Abbiamo avuto un buonissimo rapporto, fatto un percorso lungo e all'inizio accidentato e faticoso perché arrivò con il Covid. Fu una prima stagione difficile, poi è iniziato un periodo positivo con campionati di buon livello insieme a Juric sfiorando la Conference. Poi Vanoli... è stato un periodo importante. Ho deciso di fare un cambiamento, ma ringrazio Vagnati per l'impegno senza lesinare determinazione e voglia di fare. Gli faccio un grande in bocca al lupo. La motivazione e quando ho deciso di prendere questa scelta? Questa è una cosa mia personale, non spiego il motivo, ora pensiamo al futuro" riporta Tuttosport.

Rapporto con Petrachi: "Con Petrachi ci conosciamo da tanti anni, arrivò a dicembre 2009 e a gennaio 2010 abbiamo iniziato insieme in B. Arrivò e facemmo un po' di mercato velocemente, creativo, che non impedì di portare al Toro un giocatore come D'Ambrosio per cifre piccole oltre ad operazioni creative. Si era dato vitalità a quel campionato, e nel ritorno richiamammo Colantuono facendo 43 punti e recuperando bene fino al quinto posto vincendo la semifinale play-off con il Sassuolo e perdendo a Brescia con un gol annullato ad Arma che il Var di oggi non lo avrebbe tolto. L'anno successivo non andò bene, poi con Ventura arrivammo primi insieme al Pescara e da lì una salvezza in Serie A senza patemi, successivamente settimi andando in Europa League vincendo le gare eliminatorie fino ai gironi e unica squadra italiana a vincere al San Mamès. Fu un bel periodo, poi Ventura purtroppo decise di andare in Nazionale e noi prendemmo Mihajlovic. Mi dispiacque mandare via Sinisa, purtroppo poi ci ha lasciati ed è stata una cosa terribile, e arrivò Mazzarri facendo grandi cose con un'altra Europa League persa contro un Wolverhampton forte. Ci lasciammo con Petrachi, per un periodo non ci parlammo e poi fortunatamente anche grazie a un amico comune ci siamo ritrovati. Con Gianluca c'è stato un bel rapporto da amico, poi la rottura e successivamente il nostro amico fece un lavoro di mediazione: ci rivedemmo a cena a Milano e il nostro rapporto riprese".

Cosa si aspetta da Petrachi: "Memore di quei nove anni e mezzo, mi aspetto giocatori giovani da formare con potenziale. Serve quell'occhio che ti consenta di individuare giocatori con potenziale. Poi che con mister Baroni abbia un rapporto in simbiosi e di collaborazione e sintonia. E poi che trasmetta alla squadra carica e voglia. Errori? Pensi costantemente a come migliorare, in qualsiasi attività, e cerchi di metterlo in pratica. Ma pensiamo anche alle cose positive, non siamo arrivati in Europa ma abbiamo fatto campionati di buon livello e l'abbiamo mancata per un soffio. Abbiamo reso il Filadelfia un luogo accogliente per i giocatori, possono stare lì tutta la giornata anche mangiando, facendo le cure o andando in palestra. E poi abbiamo costruito il Robaldo, a breve sarà pronto e già adesso è utilizzato dalle squadre giovanili. Lo scorso anno abbiamo vinto i campionati U17 e U18 con ragazzi di prospettiva, in tanti hanno esordito in Serie A. Stiamo mantenendo la categoria Serie A da 14 anni come solo dieci squadre. Organigramma? Abbiamo fatto molto, qui abbiamo Innocenti che ha attività ticketing e digitale con buoni risultati. Abbiamo tante figure che stanno facendo bene, c'è uno scouting ricco di persone e Petrachi li utilizzerà al meglio: se dovremo potenziarci, per me non è un problema. L'importante è trovare le persone giuste".

Le parole di Petrachi

Il ritorno al Torino: "Vedo tanti volti conosciuti, abbiamo già vissuto anni belli e intensi ed è bello tornare nella mia casa. Non ero più tornato a Torino, rientrarci è stato pieno di emozioni. Non è stata una cosa pensata o studiata, con Cairo ci siamo sentiti quando il Toro ha giocato a Lecce ma non è venuto. Poi, all'improvviso, mi ha fatto percepire che c'era qualcosa che poteva nascere. Voleva capire se io potessi tornare e avessi le motivazioni, ho risposto che sono nato pronto. Sono arrivato di notte. Come intendo lavorare per colmare il gap? Da fuori ho notato una cosa e cercherò di lavorarci: è come se ci fosse uno scollamento. Il senso di appartenenza è la priorità. Da calciatore non ho capito cosa fosse il Toro, da dirigente è stato un altro mondo. Ho capito la mission, qui si entra in un club diverso. E il senso di appartenenza per tutti i giocatori deve essere rimarcato e bisogna anche farlo capire loro. Ho cercato sempre di creare un senso di famiglia: voglio risentire quel calore, voglio ricreare quella sinergia. E, se possibile, alimentandola con la gente. Questo è il mio sogno" .

Problemi della squadra: "Mi sono fatto delle idee, è giusto che sia così. L'idea più importante la sviluppi insieme al tecnico: con lui ho chiarito alcune tematiche tattiche, come secondo lui è giusto giocare ed eventuali correttivi. Ho le idee più chiare, ho passato la giornata con Baroni e mi ha dato linee guida e non devono esserci equivoci tattici. Magari ci sono calciatori scontenti e dobbiamo prendere giocatori funzionali. Non sarà una mercato di rivoluzione, ma riparazione. Magari manderemo a giocare qualche giocatore che nel 3-5-2 trova poco spazio e che aveva più senso in un 4-3-3 o 4-2-3-1. L'errore che non rifarei? Nell'ultimo anno, dopo nove e anni e mezzo, avevo stanchezza mentale e mi sarei dovuto confrontare con il presidente. Succede anche tra moglie e marito, a volte qualcosa non va alla perfezione. Questo è stato l'errore che non commetterei più. Sono qui a riprendermi ciò che ho lasciato, con tutta l'esperienza e conoscendo la piazza posso dare qualcosa in più per crescere il club per come merita".

Ambizioni europee? "Senza ambizione di poterlo fare, era inutile presentarsi. Voglio risentire i tifosi cantare al San Mamès, è stata una delle gioie più grandi del mio ciclo. Mi ha lasciato ricordi incredibili e non vorrei che rimanessero solo ricordi. Darò più di ciò che posso per arrivare a obiettivi che il Toro deve e può meritare".

Sui dialoghi con la squadra: "I calciatori, quasi sempre, danno tutto anche per le persone che lavorano per loro. Penso a magazzinieri, medici, team manager, a tutti: se non scatta l'empatia...Le gioie più importanti sono per la gente che lavora per i ragazzi. Il mio senso di appartenenza parte dalle radici. Dobbiamo avere compattezza, se un ragazzo non sente cos'è il Toro lo deve capire. Perdere o vincere non è la stessa cosa. Ora partiranno tutti i colloqui con i giocatori, voglio capire chi vuole restare e chi vuole andare via. Ho parlato con qualcuno ieri, ma velocemente perché la cosa più importante era parlare con l'allenatore"

Messaggio alla squadra: "Non nascondo che trovo che oggi ci dobbiamo rendere che la situazione non è semplice. Alla squadra ho detto che voglio vederli cattivi, con il coltello tra i denti. Dobbiamo renderci conto che distiamo quattro punti dal baratro: sono stanco di sentire che la squadra è forte tecnicamente, perché la squadra deve vincere i contrasti. Se non metti garra, fai fatica perché non sei metallizzato su un certo tipo di campionato che purtroppo si è palesato. Dobbiamo uscire immediatamente dalle sabbie mobili. Con la Cremonese voglio una squadra che lotti e che vinca i duelli. Contro il Milan ho visto un primo tempo di coraggio, nella ripresa si è abbassata la squadra. Ho detto al mister che non mi piace abbassarsi, perché il gol te lo fanno. Dobbiamo stare lontani dalla nostra parte. Inizieranno a conoscermi...".

Il modulo: "Il 3-5-2 sarà il modulo da qui alla fine, poi può capitare che con qualche defezione, per necessità o soluzione di partita ci può stare che si cambi. Stiamo andando avanti con il 3-5-2 e sarà così fino a fine campionato. Che risposta mi aspetto sabato? L'ho detto a Baroni, la Cremonese mi fa paura. A Bologna hanno giocato sugli errori degli avversari e sulle lacune, sfruttandole al meglio. Sarà una gara difficile, Nicola lo stimo e che studia molto gli avversari. Dobbiamo capire che sabato per noi è da coltello tra i denti. Se non lo capiamo, è un problema: è un messaggio che sto cercando di infondere. Un giocatore deve pensare che se viene saltato da un avversario, è una sconfitta. Dobbiamo vincere i contrasti, altrimenti ci passano come gli indiani. Ci sono tre o quattro leader che devono portare dentro i compagni: le gare si vincono vincendo i duelli personali, noi ne vinciamo pochi".

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