90min difficili, 35ª giornata di Serie A: il Verona

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Verona / 90min difficil
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Siamo nella fase cruciale del campionato di Serie A, una fase in cui ogni errore può essere fatale e ogni punto perso può risultare decisivo. Un discorso che vale in ogni zona della classifica, dalla corsa Scudetto a quella per la salvezza, passando a una lotta Champions all'insegna dell'equilibrio.

Il consueto appuntamento con 90min difficili, in questo caso, non tocca però squadre cadute nel baratro o disastri sportivi veri e propri: si parla invece di un Verona comunque vicino alla salvezza e autore di una prova più che degna in casa dell'Inter. La menzione ai gialloblù riguarda una sterilità offensiva ormai fisiologica (dopo mesi in cui il problema era risultato quello diametralmente opposto) e una striscia negativa arrivata a tre sconfitte di fila.

La sconfitta in casa dell'Inter, seppur infarcita di seconde linee e ovviamente turbata da distrazioni Champions, non può certo rappresentare un fallimento o un momento critico all'interno della stagione del Verona: sarebbe ingeneroso parlarne in questi termini, considerando poi come la sconfitta sia arrivata soltanto di misura e per via di un episodio sfortunato (un goffo tocco di braccio che ha condotto al rigore di Asllani). Ci sono però due aspetti in particolare sottolineati anche da Paolo Zanetti nel post-partita, pur in una situazione di classifica che potrebbe presto condurre alla matematica salvezza degli Scaligeri.

Un'assenza che pesa

Innanzitutto un Tengstedt a mezzo servizio per tutto il girone di ritorno dei gialloblù: il calciatore che ha inciso di più a livello realizzativo nel Verona ha giocato 86 minuti complessivi dall'inizio di febbraio a oggi, rimanendo fuori a lungo e non trovando mai un effettivo sostituto che riuscisse a segnare con continuità. "Dal punto di vista qualitativo è il nostro miglior giocatore e non lo abbiamo praticamente mai avuto nel girone di ritorno, mentre nel girone d'andata ce ne ha fatte vincere parecchie" sono le parole utilizzate da Zanetti per sottolineare il peso specifico del danese, un discorso perfettamente rappresentato dalle statistiche di questi ultimi mesi: l'Hellas ha segnato cinque gol in tutto il 2025, non va a segno da quattro partite e contro l'Inter non ha saputo interrompere l'inerzia.

Un approccio passivo

Quanto costruito in precedenza, anche grazie al suddetto Tengstedt, fa sì che già nel prossimo turno possa arrivare la salvezza matematica ma è evidente che la sterilità offensiva sia un tema. Zanetti stesso è andato al di là dell'alibi legato alle assenze e ha ammesso quanto la squadra, pur risultando compatta in fase difensiva, si sia schiacciata troppo e sia risultata eccessivamente passiva a San Siro: un atteggiamento iniziale che del resto ha condotto l'Inter a prendere fiducia e a costruire ciò che poi ha condotto all'episodio decisivo del rigore. La prova dei centrocampisti più dediti alla fase offensiva, Suslov su tutti, non è risultata convincente (ancor di più rispetto a quella di Sarr, comunque arrivato al tiro): Suslov è rimasto avulso dal gioco e non ha saputo dare supporto alla punta, permettendo alla difesa nerazzurra di vivere una partita tutto sommato di gestione.

Il paradosso della stagione veronese rischia di diventare proprio quello dell'equilibrio tra difesa e attacco: il reparto difensivo gialloblù è il peggiore del campionato assieme a quello del Monza, 63 gol subiti, ma si tratta perlopiù di una criticità legata alla prima fase della stagione. Una volta trovata maggiore stabilità dietro, dunque, i problemi sono emersi in fase offensiva ed è emersa una sterilità che non si era assolutamente vista nel 2024: la coperta è risultata troppo corta e non è mai arrivata una vera e propria quadratura del cerchio tra le due fasi.

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