Tra ambizioni e sirene di mercato: Fiorentina, con Vlahovic finirà come con Chiesa?

Vlahovic
Vlahovic / Gabriele Maltinti/Getty Images
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Il solo barlume luminoso in una stagione cupa, come quella della Fiorentina, quest'anno più che mai ha un nome e un cognome: Dusan Vlahovic ha vestito i panni del trascinatore e, durante la parentesi Prandelli, è riuscito a completare quel processo e quella maturazione già intravista in passato ma mai del tutto compiuta. Un salto di qualità legato ai numeri, alla mentalità e all'atteggiamento: le statistiche parlano chiaro e proiettano il serbo, classe 2000, tra i giovani più intriganti non solo in Serie A ma in tutto il panorama europeo.

Dusan Vlahovic
Vlahovic dopo la tripletta di Benevento / Francesco Pecoraro/Getty Images

Se i numeri lo premiano, sta infatti scalando rapidamente la classifica dei migliori marcatori viola dal 2010 a oggi, è evidente come questi siano affiancati da note di merito persino più pesanti: dal ragazzo discontinuo e talvolta insofferente, preso nella morsa di un ballottaggio perpetuo, Vlahovic si è trasformato in un punto di riferimento costante in avanti, un'arma potenzialmente vitale per le sorti di una squadra, quella viola, che vive fin troppo di guizzi estemporanei e di prestazioni deludenti, con una salvezza ancora da conquistare. Immaginare Vlahovic arrancare ancora sul lato destro della classifica appare uno scenario irrealistico, le ambizioni a questo punto diventano troppo ingombranti e lecite per essere tenute sotto silenzio, e il timore dell'effetto Chiesa (citato oggi dal Corriere dello Sport) turba gli orizzonti gigliati: Milan, Roma, Juventus e tante big di livello assoluto all'estero sono insidie difficili da ostacolare, logico dunque che i viola debbano prendere contromisure altrettanto pesanti.

Federico Chiesa, Dusan Vlahovic
Chiesa e Vlahovic / Valerio Pennicino/Getty Images

Ma la società di Commisso rischia davvero l'effetto deja-vu, col ripetersi di un divorzio amaro come quello consumato con Chiesa nella scorsa sessione estiva? L'impressione è che, per il momento, gli ingredienti siano diversi e che, dunque, anche il risultato possa rivelarsi alla fine meno doloroso soprattutto a breve termine. Quali ingredienti? Da un lato un Rocco Commisso pronto a spendersi in prima persona per "coccolare" il gioiello di casa viola, un po' come accaduto anche con Chiesa ma con esiti diversi: l'attuale giocatore della Juve lasciava trapelare segni di insofferenza ripetuti, una voglia matta di spiccare il volo, come se quella viola fosse una sorta di prigione da cui evadere per poter diventare davvero grande. D'altro canto, come altro ingrediente, c'è proprio l'atteggiamento di Vlahovic: un profilo diverso, almeno a livello comunicativo, che lo rende totalmente immerso nel mondo viola, concentrato, professionale, come si suol dire "il primo ad arrivare all'allenamento e l'ultimo ad andarsene".

Rocco Commisso
Commisso al Franchi / Gabriele Maltinti/Getty Images

Da qui a dare per certa l'idea di poterlo blindare ce ne corre, senz'altro, ma pensare a una crescita ancora in viola (con un ingaggio più alto dell'attuale, s'intende) non è troppo azzardato, considerando poi che si tratta di un classe 2000 che presenta ancora margini di miglioramento. Vestire da titolare inamovibile e da vero riferimento la maglia viola potrà dare ulteriore peso, anche sul mercato in ottica futura, al giovane serbo: diventare il vice di altri grandi bomber nelle big o doversi di nuovo giocare il posto, per adesso, potrebbe invece risultare deleterio.


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