Mourinho e Spalletti come il buon vino: qualcosa è cambiato (e lo ha fatto in meglio)

Spalletti e Mourinho
Spalletti e Mourinho / New Press/GettyImages
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La prima volta in cui José e Luciano si incontrarono avevano rispettivamente 45 e 49 anni, era il 24 agosto del 2008, l'inizio di un rapporto fatto di schermaglie dialettiche, provocazioni e risultati che sorridono decisamente al portoghese.

Fin qui i due si sono incrociati in Supercoppa Italiana, successo dell'Inter di Mourinho ai rigori e primo scontro diretto, in Coppa Italia ai quarti, 2-1 per i nerazzurri condito da polemiche arbitrali, e per due volte in campionato sempre nella stagione 2008/09. Nelle due sfide di Serie A il bilancio continua ad essere più magnanimo con lo Special One: un netto 0-4 all'Olimpico e un pirotecnico 3-3 a San Siro che diede poi il la a una conferenza stampa divenuta iconica.

Ha fatto senz'altro epoca l'espressione "zero tituli" con cui Mourinho di fatto regolò le avversarie della sua Inter, Roma di Spalletti compresa, e con cui si scagliò al contempo contro la Juve per situazioni arbitrali che, a dire del portoghese, passavano colpevolmente sotto silenzio rispetto a quelle sempre criticate e sottolineate che sembravano invece favorire i nerazzurri.

Tempi lontani e scenari diversi: adesso Spalletti guarda tutti dall'alto col suo Napoli, a punteggio pieno, Mourinho spera di giocargli un brutto scherzo e non su una panchina qualsiasi.

Il siparietto

A fronte di tanti scambi di battute a distanza, tra cui il famoso zero tituli mal digerito da Spalletti al tempo, sarebbe stato quantomeno curioso e azzardato, all'epoca, immaginare due signori verso la sessantina (o anche oltre) intenti a mandarsi gli auguri di Natale e tante care cose al posto degli accidenti.

Se la storia tra Mourinho e Spalletti si potesse raccontare attraverso le loro apparizioni davanti a microfoni e telecamere, il recente incrocio fortuito targato DAZN rappresenterebbe senz'altro una svolta narrativa di primo ordine, un plot twist degno di nota: due acerrimi nemici che si scambiano uno sguardo d'intesa, due vecchi duellanti che all'improvviso lanciato a terra le armi per stringersi la mano.

C'è tanto in quel "grande Spallettone" pronunciato con enfasi da Mourinho, come c'è tanto in ogni parola scelta con cura dal portoghese, c'è senz'altro stima e confidenza ma c'è anche divertita provocazione, voglia di sentirsi di nuovo rivali e di giocarsi reciprocamente uno scherzetto. L'apparente goliardia del momento, in sostanza, racconta tutta l'intenzione di rinverdire vecchi fasti, anche se col sorriso sulle labbra.

Luciano Spalletti
Luciano Spalletti / Gabriele Maltinti/GettyImages

Non solo show

Ridurre tutto a un siparietto televisivo, a parole a favore di telecamera, sarebbe poco onesto rispetto all'evoluzione che i due tecnici stanno palesando in questa loro nuova vita calcistica, in questa seconda giovinezza che li trova nuovamente rivali. La dimensione dello show non è solo formale, parlando di figure istrioniche e suggestive, ma diventa parte del loro identikit: funziona poiché naturale.

E se c'è un tratto principale che accomuna due figure come quelle di Mourinho e Spalletti riguarda lo spazio che, nel loro essere uomini di calcio, occupa ciò che esula dal calcio stesso: il portoghese del resto ha reso a chiare lettere il proprio pensiero, secondo cui per un allenatore sarebbe limitante occuparsi solo di cose di campo, esaurirsi in queste. "Chi sa solo di calcio non sa niente di calcio" è in sostanza un manifesto che dice tutto e che, d'altronde, permette eccome di tracciare un filo conduttore tra i due tecnici.

Luciano Spalletti, dal canto proprio, non ha regalato una citazione altrettanto efficace ed esplicita ma ha fatto comprendere più tra le righe come ami portare nel suo essere allenatore quel mondo che lo accompagna fuori dal terreno da gioco, in mezzo alla natura e nella sua campagna. Al contempo, e lo si vede anche nel suo atteggiamento comunicativo da tecnico del Napoli, abbondano i riferimenti a suggestioni e spinte che inciampano sul campo ma che vengono da altre aree, da zone diverse.

Luciano Spallietti, Jose Mourinho
Mourinho e Spalletti nel 2009 / New Press/GettyImages

Difendere il fortino

Anche uscendo dalla capacità evocativa dei due, dallo spessore che li accompagna anche al di là del loro ruolo di tecnici, emerge oggi un tratto di retorica che li unisce, una sorta di indole aziendalista mossa dalla volontà di fare quadrato, di rendere più saldo e coeso il contesto in cui lavorano. Da Trigoria a Castel Volturno, insomma, sia Mourinho che Spalletti hanno dimostrato fin qui di volersi calare profondamente nelle nuove realtà, nelle identità persino ingombranti che la maglia giallorossa e quella azzurra rappresentano.

Un atteggiamento che passa senz'altro dallo sguardo benevolo verso i tifosi, dalla voglia di capirli, ma che riguarda anche la difesa dei giocatori (anche di quelli più criticati) e l'assenza di qualsivoglia aura da prima donna rispetto ai due club. Un aspetto che, certo, non può essere dato per scontato quando si hanno davanti personaggi influenti e vincenti, veri e propri totem del mestiere di allenatore.

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Mourinho sui muri della Capitale / ANDREAS SOLARO/GettyImages

La saggezza della maturità

Lo stesso Mourinho ha ammesso apertamente, e di recente, di sentirsi molto più allenatore oggi rispetto a 10 o 20 anni fa. E non si lega forse, questa consapevolezza, proprio al manifesto programmatico citato più su? In un contesto calcistico che richiede all'allenatore di padroneggiare sempre più aspetti, di essere sempre più manager, psicologo, motivatore e uomo di comunicazione, è evidente che la maturità e le esperienze vissute abbiano un ruolo centrale, persino formativo.

Una crescita che, pur con esperienze diverse e contesti calcistici differenti, accomuna oggi Mourinho e Spalletti, permettendo a due vecchi rivali di scoprire una sorta di affinità, regalando al prossimo Roma-Napoli un ulteriore (come se ce ne fosse bisogno) motivo d'interesse. Ora José e Luciano hanno 58 e 62 anni, sono pronti a ritrovarsi e, come un buon vino, hanno dentro qualcosa in più.


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