Maradona raccontato da Burdisso: "Non lo ringrazierò mai abbastanza. Era il mio eroe"

Maradona e Burdisso con la Nazionale argentina
Maradona e Burdisso con la Nazionale argentina / CHRISTOPHE SIMON/Getty Images
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La morte di Diego Armando Maradona ha colpito tutto il mondo, ma più in particolare i napoletani, che con lui sono riusciti a vincere in Italia ed Europa, e agli argentini, che possono vantare il calciatore probabilmente più forte di sempre. E proprio un argentino, Nicolas Burdisso (ex difensore in Italia di Roma, Inter e Torino), ha raccontato ai microfoni di Calciomercato.com il "suo" Maradona, quello che lo ha allenato in Nazionale Albiceleste tra il 2008 e il 2010, tra ricordi e aneddoti.

Nicolas Burdisso
Nicolas Burdisso / Paolo Rattini/Getty Images

Qual è stato il primo pensiero quando ha saputo della morte di Maradona?
"Tristezza. Molta tristezza. Anche se chi conosceva le sue problematiche sapeva che prima o poi sarebbe potuto succedere".

Cosa rappresentava per un argentino?
"Il tutto. Il mondo conosce il calcio argentino grazie a Maradona, così come oggi succede con Messi. Tutti sappiamo che con Diego è morta una parte d'Argentina. Una parte nostra. E' proprio così".

La camera ardente di Maradona
La camera ardente di Maradona / Gustavo Pagano/Getty Images


Quand'è stata l'ultima volta che l'ha sentito?
"L'anno scorso, quando lui ha voluto conoscere Daniele De Rossi appena arrivato al Boca. Siamo andati a casa sua e abbiamo parlato per diverse ore. Quel giorno Diego stava davvero bene, abbiamo passato un pomeriggio bellissimo". 

E' vero che una volta ha ricevuto una chiamata di Diego a casa?
"Sì, non lo dimenticherò mai. Era il 2004, mia figlia aveva un problema di salute e Maradona mi chiamò per darmi tutto il suo sostegno. Prima di quel giorno l'avevo salutato diverse volte quando veniva a vedere il Boca, ma nulla di più".

Lo stadio San Paolo, ieri, per Maradona
Lo stadio San Paolo, ieri, per Maradona / Francesco Pecoraro/Getty Images

Ci parli del Maradona ct dell'Argentina
"Era un carismatico, con idee molto, ma molto precise. Sicuramente aveva bisogno di persone che lo aiutassero nel suo lavoro, ma a livello tattico tirava fuori intuizioni e colpi di genio. Nonostante fosse Maradona, conosceva tutti i giocatori nei minimi dettagli. E questo per un allenatore non poteva che essere un aspetto positivo".

Da ex attaccante le svelava qualche segreto su come difendere meglio?
"Ci dava molti consigli sui tempi di gioco: quando uscire, quando non farlo, perché era meglio un movimento rispetto a un altro... Era molto preciso quando spiegava una cosa, e lo faceva con tutta la squadra. Non è una caratteristica così scontata tra gli allenatori, lui in questo era fantastico". 

Maradona da CT della Nazionale argentina
Maradona da CT della Nazionale argentina / Denis Doyle/Getty Images

Ci racconta qualche aneddoto di quel Mondiale?
"Aveva questa vecchia usanza argentina: la sera prima di ogni partita, veniva a bussarci, camera per camera, e si fermava a parlare almeno mezz'ora. Io ero in stanza con Walter Samuel, e mi ricordo che rimanevamo a bocca aperta di fronte ai suoi racconti di quando giocava a Napoli, al Barcellona o con la nazionale: Era fantastico. Quando allenavamo la fase difensiva nei i calci piazzati, invece, voleva battere lui le punizioni. E con quel sinistro la metteva ancora dove voleva".

Se avesse la possibilità di mandare ora un messaggio a Maradona cosa gli direbbe?
"Lo ringrazierei. Poi un'altra volta. E ancora, e ancora. Non mi stancherei mai di farlo. Io sono cresciuto con Diego come idolo e come persona di riferimento. Era il mio eroe".


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