Guardiola esalta Akinfenwa: la strana coppia e i suoi perché

Akinfenwa
Akinfenwa / James Gill - Danehouse/Getty Images
facebooktwitterreddit

Uscire tra gli applausi con la tua squadra sotto per 3-1 e reduce da una retrocessione in League 1, nella scorsa stagione, deve pur voler dire qualcosa, soprattutto se la standing ovation il lungo applauso non riguardano solo i tuoi, solo i tifosi del Wycombe Wanderers, ma anche il popolo dell'Ethiad Stadium, viziato in genere dalle giocate di De Bruyne, Sterling e Grealish, abituato al gioco spettacolare di Pep Guardiola e del suo Manchester City campione d'Inghilterra. E proprio lui, proprio uno dei tecnici più influenti degli ultimi 15 anni, detentore del metaforico marchio registrato del tiqui-taca e forte di un palmares da fare invidia, ha trovato del tempo per spendere qualche parola su questo insolito corto circuito, sugli applausi scroscianti e condivisi rivolti ad Adebayo Akinfenwa.

"Abbiamo affrontato una delle leggende del calcio inglese, una leggenda assoluta. Conoscerlo è stato un piacere e affrontarlo non è facile"

Guardiola su Akinfenwa

La strana coppia

Da una parte, dunque, un allenatore che in carriera ha allenato gente come Messi, Xavi, Muller, Lewandowski e De Bruyne, un allenatore con in bacheca tre campionati spagnoli, tre campionati tedeschi, tre campionati inglesi, due Champions League, tre Coppe del Mondo per club e innumerevoli altri trofei di prestigio. Dall'altra parte un attaccante spesso ricordato e citato per il suo fisico da culturista, per il suoi 100 kg abbondanti che spiccano in mezzo a compagni e avversari, tanto da renderlo come una sorta di visitatore del calcio che arriva da altre zone, intrigando lo spettatore e diventando persino virale, soprattutto fin dal 2014 e da un'amichevole contro il Chelsea di Mourinho. Uno che, al di là di peso e apparenza, ha vissuto la propria carriera lontano dagli onori della Premier League e che ha visto nella Championship col Wycombe la vetta massima, raggiunta a suon di gol e di lotte nell'area avversaria. Da un lato la Champions League e gli onori internazionali, il riconoscimento unanime come uno dei migliori e più influenti tecnici del calcio moderno, dall'altro campi di periferia, gol "operai" e un infinito girovagare tra League 2 e League 1, spostandosi tra innumerevoli piazze diverse (ben dodici le sue squadre in Inghilterra, dopo le esperienze giovanili in Lituania e Galles).

Un altro calcio

Il riconoscimento da parte di Pep Guardiola nei confronti di Akinfenwa, definito come leggenda del calcio inglese, vale più di un retorico saluto all'avversario, di una pacca sulla spalla di chi ha appena perso 6-1 in Coppa di Lega. Da un lato certo ci sono i numeri, più di 200 gol segnati in oltre 700 partite giocate dal 2001 a oggi, dall'altro lato c'è tutta la voglia di Guardiola di dare credito a un mondo effettivamente parallelo, più che distante dal suo e da quello della Premier League: un atteggiamento che premia un calcio in cui il giro d'affari in ballo è di tutt'altra natura rispetto all'impero rappresentato dalla Premier stessa. Basti pensare che l'intero monte ingaggi del Wycombe, squadra in cui Akinfenwa milita dal 2016, ammonta a circa 4 milioni di euro, poco meno di quanto Joao Cancelo (un singolo giocatore del City) guadagna in una sola stagione.

Adebayo Akinfenwa
The Beast: la storia di Akinfenwa / Pete Norton/Getty Images

Il rovescio della medaglia

L'aura mitologica che circonda Akinfenwa, anche basandosi sulla mera popolarità dovuta al suo fisico così peculiare per un calciatore, ha un contraltare più profondo e rilevante, un contraltare che spiega meglio dei numeri l'ovazione dell'Ethiad e le parole di Guardiola nel post-partita. A partire dall'esperienza in Lituania fatta quando era appena maggiorenne, infatti, Akinfenwa capì quanto sarebbe stata dura la strada nel mondo del calcio, con episodi di razzismo ripetuti nei suoi confronti e la voglia però di non demordere, di continuare a lottare in un ambiente certo poco amico, con lo sfondo di offese e ululati emersi fin dalla prima amichevole giocata. In un'intervista a Sky Sport di un paio di anni fa Akinfenwa ha spiegato quanto sia importante "abbracciare le proprie sfide", quanto conti raccogliere dalla propria storia anche le parti più dure da digerire, per farne tesoro.

Adesso le sfide sono altre e si ricollegano al "mondo parallelo" rappresentato dal calcio di Akinfenwa: c'è la voglia di guadagnare ancora per dare un futuro migliore alla famiglia, considerati gli stipendi degni ma certo lontani da quelli della Premier, c'è la necessità di fare i conti con acciacchi dolorosi e coi problemi al ginocchio, con 39 primavere sulle spalle cui cui misurarsi. Intanto, però, l'ovazione dell'Ethiad e le parole di Pep hanno un sapore tutto particolare: in questo tipo speciale di calcio potrebbero essere queste le Champions, questi i trofei da ricordare e mettere in bacheca, un giusto premio per chi ha scelto di abbracciare fino in fondo le proprie sfide.


Segui 90min su Instagram e Twitch!